lunedì 31 maggio 2010

Ripresa economica in Usa: fiducia dei consumatori, ordini di beni durevoli, mercato immobiliare e Pil

I dati economici pubblicati durante la scorsa settimana hanno confermato che la ripresa economica degli Stati Uniti dovrebbe proseguire nei prossimi mesi, nonostante le incertezze relative alla crisi del debito in Europa. L'indicazione più rassicurante è arrivata dall’indice di fiducia dei consumatori di maggio: l'indice ha registrato il livello più alto da marzo del '08, salendo da 57,7 a 63,3. Il motivo principale dietro l'aumento dell'indice è stato il miglioramento nel mercato del lavoro: la voce job hard to get è scesa dal 44,8% al 43,6%. Tuttavia, nonostante l'aumento di maggio, la fiducia dei consumatori nella lettura del Conference Board rimane ben al di sotto della media di lungo termine (96), indicando che le spese dei consumatori dovrebbero aumentare ad un ritmo moderato nei prossimi mesi. Che le spese dei consumatori dovrebbero crescere ad un ritmo moderato è stato confermato dal dato di aprile, che ha visto una crescita nulla rispetto a marzo, nonostante il reddito personale sia cresciuto dello 0.4%. L’elevato livello della disoccupazione e il processo di deleveraging delle famiglie dovrebbero portare ad un atteggiamento più cauto sul fronte delle spese e ad un incremento del tasso di risparmio. Per quanto riguarda il settore industriale, gli ordini beni durevoli in aprile sono saliti del +2,9% m/m rispetto alle attese di mercato di un incremento dell’1,5% m/m, confermando che le prospettive per il settore nei prossimi mesi rimangono positive, grazie all’aumento delle esportazioni e al processo di ricostituzione delle scorte.
I dati sul mercato immobiliare di aprile pubblicati nel corso della settimana (in particolare la vendita di case esistenti e le vendite di case nuove) sono risultati migliori del previsto. Tuttavia l'aumento delle vendite di case sono state drogate dalla scadenza il 30 aprile del credito d'imposta Governativo di 8 mila Dollari per chi comprava casa. Per questo motivo, il mercato immobiliare dovrebbe rallentare nei prossimi mesi. Infine, la crescita reale del PIL nel 1° trimestre è stata rivista al ribasso al 3% dal 3,2%. La revisione è principalmente connessa ad un contributo più negativo di esportazioni nette e spesa pubblica, mentre le altre categorie hanno registrato solo revisioni minori. Gli utili societari dopo le imposte e con IVCCA sono saliti del 2,1% q/q e del 23,8% y/y, segnalando che le imprese potrebbero aumentare gli investimenti nei prossimi mesi. La revisione della crescita del PIL nel 1° trimestre non cambia le prospettive di un tasso moderato di crescita dell'economia Usa nei prossimi trimestri.

giovedì 27 maggio 2010

Giappone: là dove il debito vola

E’ ampiamente risaputo che le logiche che muovono i mercati finanziari possono risultare molto difficili da comprendere. Non deve, quindi, sorprendere che appaia inspiegabile il fatto che il Giappone stia attraversando senza particolari scossoni una fase in cui le preoccupazioni degli investitori sono rivolte al forte indebitamento di molti paesi sviluppati nonostante il suo debito pubblico sia, in rapporto al Pil, il maggiore a livello internazionale e appaia destinato a salire in maniera consistente anche negli anni a venire. Il Fondo monetario Internazionale, infatti, ha calcolato che il debito pubblico giapponese sia salito al 217% del Pil nel 2009 e ha stimato che possa raggiungere il 227% nell’anno in corso e il 235% il prossimo anno. Se pensiamo che la Spagna, uno dei paesi più al centro dei timori nel corso delle ultime settimane, ha un rapporto debito/Pil che è stimato arrivare al 72% nel 2011 (stime della Commissione Europea), la rilassatezza degli investitori sul Giappone ha tutti gli aspetti di un conundrum.
Al contrario, molti asset giapponesi sembrano beneficiare di un movimento di fly to safety, apprezzandosi nelle fasi di debolezza del mercato, dando l’impressione che siano considerati come dei beni rifugio. E’ questo il caso, ad esempio, dello Yen Giapponese che nel mese di maggio ha guadagnato il 4% contro il Dollaro statunitense, l’11% contro l’Euro ed il 14% contro il Dollaro Australiano. Tuttavia, se il movimento sul valutario è spiegabile anche con la chiusura delle operazioni di carry trade, in cui lo Yen è solitamente la valuta di finanziamento, nelle fasi d’incremento del premio al rischio sui mercati finanziari, il calo dei rendimenti dei Governativi riflette come i titoli di stato giapponesi non risentano dell’elevato indebitamento del paese. Il rendimento dei titoli decennali è, infatti, sceso dall1.41% di fine aprile all’1.27% nel corso dell’ultima settimana.
In un articolo pubblicato lo scorso mese di febbraio avevamo evidenziato come l’economista del FMI Kiichi Tokuoka, in un recente studio dal titolo "The Outlook for Financing Japan’s public debt", avesse individuato nell’elevato tasso di risparmio nel passato (anche se rispetto al 10% del 1999 il tasso di risparmio è sceso al 2.2% nel 2007), nel forte orientamento verso gli investimenti domestici delle famiglie, nell'esistenza di grandi e stabili investitori istituzionali come la Japan Post Bank e il Government Pension Investment Fund e nei recenti flussi di risparmio di grandi dimensioni provenienti dal settore aziendale le ragioni dietro i bassi livelli dei rendimenti Governativi.
Tuttavia, Tokuoka ha spiegato che cambiamenti strutturali nel bilancio delle famiglie e degli attori chiave del mercato potrebbero indebolire la capacità di assorbimento del mercato dei titoli di stato giapponesi, rendendoli più sensibili al livello del debito. Per fare un esempio, il ruolo delle famiglie nel fornire fondi al mercato dei governativi rischia di diminuire poiché il tasso di risparmio può ulteriormente cadere dal livello attuale. Una simulazione dell'autore ha indicato che, in base alle tendenze attuali, il debito pubblico lordo nel 2015 potrebbe superare le attività finanziarie delle famiglie, supponendo che il tasso di risparmio delle famiglie rimanga al 2,2%.
Non sorprende, quindi, che sia il Fondo Monetario Internazionale che l’OCSE abbiano recentemente consigliato alle autorità di governo giapponese di ridurre sia il proprio deficit di bilancio, pari al 10% del Pil nel 2010, sia il proprio debito. Ad esempio, il Fondo monetario internazionale ha posto enfasi sul fatto che il piano fiscale che sarà presentato dal Governo nel prossimo mese di giugno dovrebbe prevedere un aggiustamento dei conti pubblici già a partire dal prossimo anno per permettere al paese di non perdere credibilità sui mercati.
L’OCSE ha evidenziato come una decisione in tal senso andrebbe presa anche se c’è il rischio che ne possa derivare un indebolimento della domanda interna.
Proprio la necessità di non bloccare la crescita economica applicando un piano di austerity è la maggiore sfida per il Governo nel corso dei prossimi mesi. Nonostante gli ultimi segnali di miglioramento (il FMI stima una crescita dell’1.9% nel 2010 e del 2% nel 2011), infatti, la ripresa economica giapponese rimane fragile essendo basata unicamente sulle esportazioni, mentre la domanda interna rimane debole a causa dell’elevata disoccupazione e dei bassi livelli dei salari reali. Nel primo trimestre del 2010, ad esempio, il Pil è aumentato dell’1.2% q/q, le spese per consumi sono salite solo dello 0.3%.
In questo scenario, e con il problema della deflazione che non dovrebbe essere risolto nel breve (il FMI vede i prezzi al consumo scendere sia nel 2010 sia nel 2011), la politica monetaria della BoJ sembra destinata a restare espansiva ancora lungo, con i tassi che dovrebbero restare fermi allo 0.1% ancora per diversi trimestri. Tuttavia, la BoJ dovrebbe difficilmente cedere alle pressioni del Governo e aumentare il piano di prestito alle banche per JPY20000 miliardi. In tal senso vanno lette le recenti dichiarazioni del Governatore della Bank of Japan Shirakawa, che ha dichiarato che lo scopo dell’azione di una Banca centrale è creare un ambiente economico stabile e che la stabilità dei prezzi non è il solo fattore.
Con tutte queste incertezze sulle prospettive dell’economia giapponese lo status di bene rifugio di molti suoi asset potrebbe ben presto essere messo in discussione dai mercati. Considerando anche i bassi rendimenti di questi asset, il loro acquisto non appare in questo momento conveniente.

mercoledì 26 maggio 2010

Fiducia delle imprese francesi in rialzo

Nel post Area euro: per ora effetti limitati delle crisi del debito sull'economia avevamo evidenziato come i primi indicatori pubblicati con riferimento al periodo successivo allo scoppio della crisi del debito in area Euro (Indice di fiducia delle imprese IFO e di analisti ed investitori istituzionali ZEW, entrambi in Germania) avevano mostrato come l'impatto sull'economia fosse per il momento modesto. La pubblicazione oggi dell'indice di fiducia delle imprese francesi INSEE ha rafforzato tale scenario. L'indice, infatti, è cresciuto da 96 (rivisto da 97) a 97, valore che indica una prosecuzione del recupero del settore industriale francese nei prossimi mesi, seppure ad un ritmo contenuto.

Ma in USA dormono sonni tranquilli?

Nel corso delle ultime settimane, in coincidenza dello scoppio della crisi legata all’elevato debito dei paesi periferici dell’area Euro, l’attenzione degli investitori internazionali si è completamente riversata sulla situazione dell’area Euro dimenticando gli elementi di incertezza che continuano a riguardare gli USA, dove la crisi era scoppiata in maniera massiccia nel 2007.
Questo grazie anche ai segnali positivi emersi nel corso delle ultime settimane sull’economia statunitense, che hanno alimentato l’ottimismo sulle prospettive di crescita nel corso dei mesi a venire. In particolare è stata la pubblicazione lo scorso venerdì 7 maggio del dato sul mercato di lavoro di aprile ad infondere fiducia ai mercati. La creazione di 290 mila nuovi posti di lavoro è, infatti, stata considerata il segnale che l’economia statunitense sarebbe ben presto tornata a creare posti di lavoro in maniera stabile, permettendo alla crescita di auto-alimentarsi.
Il maggiore ottimismo sulle prospettive di crescita dell’economia statunitense nel corso dei prossimi mesi è stato evidente nelle minute della riunione del Fomc dello scorso 27/28 aprile pubblicate nel corso dell’ultima settimana. In quell’occasione, infatti, i membri della Fed hanno rivisto al rialzo le proprie stime sulla crescita economica, che ora è vista espandersi tra il 3.2% ed il 3.7% nel corso del 2010, contro precedenti stime nel mese di gennaio tra il 2.8% ed il 3.5%, per poi accelerare ulteriormente nei successivi due anni. Anche le attese sull’andamento del mercato del lavoro sono state riviste in senso positivo, con il tasso di disoccupazione atteso scendere tra il 9.1% e il 9.5% entro la fine dell’anno dall’attuale 9.9%.
I dati economici pubblicati nel corso dell’ultima settimana hanno però portato gli investitori ad adottare un atteggiamento più cauto nei confronti della ripresa economica in atto.

Per continuare a leggere richiedi una prova gratuita di un mese del report "Top Down Outlook" sul http://www.matrada.it/

lunedì 24 maggio 2010

Area Euro: per ora effetti limitati della crisi del debito sull'economia

Questo è un estratto dal nostro report settimanale Top Down Outlook. Vai sul sito http://www.matrada.it/ per una prova gratuita di un mese.

Alcuni dati economici pubblicati nell'ultima settimana hanno evidenziato i primi effetti della crisi del debito sull’economia reale. L'indice di fiducia di analisti ed investitori istituzionali ZEW è sceso più del previsto in maggio (da 53 a 45,8 contro attese di mercato a 47), con gli investitori istituzionali che si sono dimostrati preoccupati che la crescita economica nei prossimi sei mesi possa indebolirsi a causa delle incertezze sui conti pubblici dei paesi periferici della zona Euro. L’indice di fiducia delle imprese tedesche IFO è, invece, rimasto praticamente invariato, scendendo da 101.6 a 101.5 Entrambi gli indici rimangono bel al di sopra della media storica di lungo periodo, indicando che la crescita economica tedesca dovrebbe proseguire nei mesi a venire.
Per quanto riguarda l'inflazione, i dati di aprile hanno evidenziato un incremento dell’inflazione generale all’1.5% y/y, ma una discesa del dato core dall’1% y/y allo 0,9% y/y - minimo storico dell'indice. I dati di aprile hanno confermato che le pressioni inflazionistiche sono contenute a causa di un alto tasso di disoccupazione e di una domanda interna molto debole. Pressioni deflazionistiche potrebbero emergere in molti paesi. Se questa tendenza dovesse continuare, la BCE potrebbe decidere di tagliare i tassi di interesse o di non sterilizzare i prossimi acquisti di titoli di Stato (la scorsa settimana la BCE ha acquistato 16 miliardi di Euro di Governativi ma gli acquisti sono stati completamente sterilizzati).

giovedì 20 maggio 2010

Minute della Fed: crescita rivista al rialzo ma dubbi su quando vedere i titoli in portafoglio

Le minute della riunione di politica monetaria del FOMC del 27/28 aprile hanno evidenziato variazioni limitate della visione dei membri della Fed sulle prospettive economiche. I membri del FOMC hanno sottolineato come la ripresa economica si sia leggermente rafforzata negli ultimi mesi e hanno previsto che il trend positivo possa proseguire nei prossimi mesi. Tuttavia, il ritmo di crescita dovrebbe rimanere moderato. Per quanto riguarda l'inflazione, i partecipanti hanno osservato che l'inflazione resta contenuta, ma la valutazione sui rischi sull’inflazione sono state contrastate. Il CPI è stato più basso del previsto in aprile: -0,1% m/m e 2,2% y/y. I numeri di aprile hanno confermato che le pressioni inflazionistiche sono inesistenti negli Stati Uniti al momento attuale. Comunque non vediamo rischi di deflazione, con la ripresa economica in corso che eserciterà un'influenza al rialzo sui prezzi nei mesi a venire. I dati sull’inflazione pubblicati la scorsa settimana hanno rafforzato la nostra visione che un rialzo dei tassi da parte della Fed non è necessario per molti mesi. Le possibilità che la Fed lascerà i tassi invariati fino alla fine dell'anno sono, infatti, aumentati a seguito del dato sulI’inflazione di aprile. I membri della Fed hanno rivisto al rialzo le loro proiezioni sulla crescita economica dal 2,8%/3,5% di gennaio al 3,2%/3,7%. Il tasso di disoccupazione è stato visto scendere tra il 9,1% e 9,5% e il deflatore della spesa per consumi è destinata ad aumentare solo dello 0,9% a 1,2% quest'anno (era previsto tra l’1,1% e l’1,7% in gennaio). I membri della Federal Reserve erano divisi su quando la Fed dovrebbe iniziare a dismettere il suo vasto portafoglio di titoli garantiti da ipoteche: molte differenze sono emerse sui tempi e sulle modalità di come farlo.

lunedì 17 maggio 2010

Area Euro in ripresa nonostate la crisi del debito

I dati economici pubblicati durante la scorsa settimana hanno confermato che l'economia dell’area Euro si sta rafforzando, nonostante la crisi del debito dei paesi periferici. Il PIL è cresciuto dello 0,2% q/q nel 1° trimestre (gli economisti si aspettavano un dato invariato), con Germania e Italia che hanno fornito sorprese positive, crescendo rispettivamente dello 0,2% q/q (consensus a 0,0% q/q) e dello 0,5% q/q (consensus a 0,3% q/q). Ha invece deluso il dato francese, con una modesta crescita del PIL dello 0,1% q/q. Tuttavia, anche l'economia francese ha dato un segnale positivo la scorsa settimana, con la produzione industriale salita più del previsto nel mese di marzo (+0,8% m/m contro attese di 0.5% m/m). L’economia greca si è contratta dello 0,8% q/q mentre quella spagnola si è espansa dello 0,1% q/q. Tutti gli indicatori anticipatori pubblicati nelle ultime settimane hanno evidenziato come la crescita economica potrebbe rafforzarsi nei prossimi mesi. A nostro parere, la crisi del debito dei paesi periferici potrebbe avere un impatto limitato sulla crescita economica, a condizione che i governi attuino dei credibili piani di riduzione del debito nel breve termine. Per questo motivo è da accogliere con favore il piano di riduzione del debito annunciato dal governo spagnolo la scorsa settimana con l'obiettivo di ridurre il rapporto deficit/Pil dall’11,2% nel 2009 al 6% nel 2011 (in precedenza era previsto al 7,5%). Il piano include un taglio dei salari del 5% nel 2010 e il loro congelamento nel 2011 per i dipendenti pubblici, l'eliminazione di un sussidio di Eur2500 per i nuovi genitori e una diminuzione EUR6bn degli investimenti pubblici. I membri del Governo vedranno i loro salari ridotti del 15%. Il piano spagnolo è andato nella giusta direzione per dimostrare ai mercati che i paesi periferici dell'area Euro zona non perderanno l'occasione data loro dal pacchetto di salvataggio organizzato da UE e FMI e annunciato lo scorso fine settimana per riordinare il loro bilancio. Secondo questo piano a disposizione dei paesi maggiormente indebitati sarà messo un fondo di EUR750bn, formato da EUR60 dal bilancio dell’Unione Europea, da EUR440 dai Governi dell’area Euro e da EUR250 del FMI. Anche la BCE ha deciso di adottare misure straordinarie quale l’acquisto di bond governativi sul mercato (gli acquisti sono già iniziati nel corso della settimana), opzione che era stata esclusa lo scorso Giovedì, e ha riattivato finanziamenti illimitati a 3 e 6 mesi per le banche europee, oltre ad avere riattivato una linea di credito in Dollari con la Fed.

sabato 15 maggio 2010

Il ruolo degli speculatori

Il ruolo dei cosidetti "speculatori"sui mercati è sempre molto dibattuto. In particolare i politici sono soliti attaccare hedge fund ed investitori affini di tutte le crisi sui mercati. La mia opinione è sempre stata quella che i politici usano le accuse contro gli speculatori per coprire le proprie colpe. Difficile, infatti, pensare di potere influenzare l'andamento di un mercato se i fondamentali non vanno in quella direzione. Un articolo sul Sole 24 ore di Roberto Perotti a mio avviso affronta in maniera molto precisa l'argomento.

mercoledì 12 maggio 2010

La Bank of England dà il benestare alla riduzione del deficit

La conferenza stampa trimestrale del Governatore della Bank of England Mervyn King in occasione della pubblicazione dell’inflation report è un appuntamento fondamentale per capire quale sarà la direzione della politica monetaria nei mesi a venire nel Regno Unito. Nel corso della conferenza stampa, inoltre, King è solito fornire spunti di rilievo molto interessanti: ad esempio fu proprio King ad anticipare lo scorso anno che nel Regno Unito la politica monetaria sarebbe stata espansiva più a lungo di quanto scontato dai mercati poiché l’elevato livello della capacità produttiva inutilizzata all’interno del sistema avrebbe limitato le pressioni inflazionistiche. Con situazioni analoghe presenti anche in Area Euro e in USA gli investitori furono veloci nel considerare che tale scenario si sarebbe applicato anche a Fed e BCE. Fu lo stesso King ad indicare che, alla luce della crisi degli ultimi due anni, un’inflazione più alta del previsto era un rischio inferiore rispetto a quello di un nuovo rallentamento della crescita economica. Tale indicazione è stata, per altro, confermata ieri.
La situazione dei conti pubblici in Area Euro ed in Uk è stato l’argomento principale trattato ieri nel corso della conferenza stampa. Il maggiore spunto di rilievo è stato il parere favorevole espresso da King sul piano presentato dal nuovo governo di coalizione Conservatori-Democratici per ridurre il deficit dell’anno fiscale in corso di ulteriori 6 miliardi di Sterline. Con il rapporto deficit/PIL del Regno Unito all’11.5% nel 2009 e atteso salire nel corso del 2010 al 12% per poi scendere solo leggermente nel 2011 al 10% (nell’anno finanziario 2011/2012 è atteso scendere al 9,4%) e le incertezze sulla capacità di un governo di coalizione di riportare i conti pubblici in ordine, il regno Unito avrebbe potuto ben presto essere al centro delle speculazioni di mercato. Tuttavia, il progetto di riduzione del deficit dovrebbe dimostrare l’intenzione del nuovo governo di prendere tutte le misure necessarie per contenere tali rischi. King ha del resto evidenziato come l’effetto restrittivo di tale misura sulla crescita economica è sicuramente inferiore rispetto al danno che avrebbe provocato una crescita dei tassi di interesse di mercato. Il Governatore della BoE ha, quindi, evidenziato come tale piano riduca i rischi al ribasso sulla crescita economica, anche se l’impatto sulla parte centrale delle proiezioni sulla crescita economica è irrilevante: la BoE vede il Pil crescere ad un tasso annuo di circa il 3% a fine 2010, per poi accelerare ulteriormente nel corso del 2011. A limitare la crescita del Pil nel corso dei prossimi trimestri dovrebbero contribuire l’incremento del tasso di risparmio delle famiglie e la prosecuzione dell’azione di consolidamento dei bilanci da parte delle banche, con un effetto negativo sulla crescita dei prestiti e di conseguenza dei consumi. Tuttavia, questi ultimi due fattori dovrebbero favorire un ribilanciamento dell’economia del Regno Unito, grazie ad un maggiore peso delle esportazioni. In quest’ottica, una calo della Sterlina dovrebbe continuare ad essere visto di buon occhio dalle autorità monetarie. Proprio nella prospettiva di una crescita delle esportazioni, King ha giudicato positivamente la decisione dell’Unione Europea nel corso del fine settimana di istituire un fondo per aiutare i paesi dell’area Euro al centro delle speculazioni finanziarie. Per quanto questo non risolva il problema del debito pubblico eccessivo di alcuni paesi dell’area Euro, dà la possibilità a quei paesi di guadagnare tempo e implementare quelle riforme necessarie per riportare i conti in ordine (come l’annuncio sempre ieri di un piano di riduzione del deficit da parte della Spagna ha dimostrato). La crescita economica europea, quindi, ne dovrebbe beneficiare nei mesi a venire.
Con riferimento alla dinamica dei prezzi al consumo, la Bank of England continua a prevedere che con un orizzonte di due anni l’inflazione dovrebbe scendere sotto il 2%. King ha però evidenziato come esistano dei rischi al rialzo legati all’andamento dei prezzi delle commodities, e del petrolio in particolare, e delle decisioni del Governo su tasse ed imposte indirette. Infine è da segnalare come la Bank of England abbia stimato che il programma di acquisto di asset, che non è escluso possa essere ripreso in futuro, abbia avuto l’effetto di abbassare dell1% i rendimenti dei Gilt governativi.
Nel complesso, dalla conferenza stampa del Governatore King è emerso come la Bank of England mantenga ancora un atteggiamento cauto nei confronti della ripresa economica in atto, pur essendo in aumento le preoccupazioni sulla dinamica dell’inflazione. Ad ogni modo solo un’impennata delle attese sull’inflazione nel corso del 2011 potrebbe spingere la Bank of England ad alzare i tassi prima della fine del 2010.

martedì 11 maggio 2010

Euro/Dollaro verso la parità secondo Royal Bank of Scotland e Traxis Partners

Uno dei trade che abbiamo sempre consigliato all'interno della newsletter settimanale Top Down Outlook è quello di andare al ribasso sull'Euro contro il Dollaro statunitense. Oltre alle ragioni di carattere fondamentale (crescita economica superiore negli USA, possibilità che la Fed alzerà i tassi prima della BCE e successivamente le difficoltà sul debito pubblico dei paesi periferici dell'area Euro), una delle principali motivazioni che ci ha portato a questa raccomandazione è quella che l'Euro risultava nettamente sopravvalutato nei confronti del Dollaro. Sulla base della stima della Purchasing Power Parity calcolata dall'OCSE, un giusto valore del tasso di cambio Euro/Dollaro è intorno a 1.17. Tale valore è sempre stato anche il nostro target price di medio periodo considerando come l'Euro/Dollaro ha dimostrato nel corso degli anni una tendenza a ritornare verso il fair value nonostante nel medio-periodo si possa allontanare in maniera molto netta. Nel nostro ultimo report pubblicato nel fine settimana (per una prova gratuita di un mese compilate il form sul nostro sito) abbiamo anche evidenziato come, con il mercato valutario solito ad estendere i propri movimenti oltre i fondamentali, una discesa al di sotto di tale valore appare come un’eventualità da prendere in considerazione.
A dare conforto alle nostre attese sono i pareri di Barton Biggs, gestore dell'hedge fund Traxis Partners, e del capo strategist di Royal Bank of Scotland Bob Janjuah. Entrambi gli esperti vedono nel medio/lungo termine l'Euro/Dollaro raggiugere la parità.
ecco i link alle interviste su Bloomberg:

Cina: gli ultimi dati macro spingono verso una stretta monetaria

L’ufficio cinese di statistica ha pubblicato ieri dati economici di aprile:



- CPI +2,8% y/y – massimo degli ultimi 18 mesi e più alto del consensus (2.7% y/y)

- Nuovi prestiti a 774bn (consensus 585bn)

- Prezzi degli immobili a 12,8% y/y (valore più alto dal 2005)

- Produzione industriale: +17,8% y/y (da 18,1% di marzo)

- Investimenti a 26,1% nei primi 4 mesi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno contro il 26.4% dei primi 3 mesi.



I dati su inflazione e prezzi degli immobili potrebbero aumentare le pressioni sul governo per rendere più restrittiva la politica monetaria (o rendendo ancora più stringenti i criteri di accesso al credito o alzando i tassi) e rivalutare lo yuan.


lunedì 10 maggio 2010

Maxi piano dell'Unione Europea a sostegno dell'area Euro

Nel corso del fine settimana, l'Unione europea hanno concordato un pacchetto di prestiti quasi EUR720bn:

1 - 60 miliardi di euro in più in prestiti dal bilancio dell'Unione europea
2 - 440 miliardi di Euro da parte dei governi della zona Euro
3 - quasi 220bn Euro dal Fondo monetario internazionale

Spagna e Portogallo hanno convenuto di adottare misure extra a riduzione del disavanzo pubblico pari all’1,5% nel 2010 e al 2% nel 2011.

La BCE ha inoltre deciso:
1 - Di effettuare interventi nel mercato dei titoli di debito pubblici e privati della zona euro per assicurare la profondità e la liquidità in quei segmenti di mercato che sono disfunzionali. L'obiettivo di questo programma è quello di affrontare il cattivo funzionamento dei mercati mobiliari e il ripristino di un adeguato meccanismo di trasmissione della politica monetaria. La portata degli interventi sarà determinato dal Consiglio direttivo.
2 - Di adottare una procedura d'asta a tasso fisso con piena aggiudicazione per le operazioni di rifinanziamento a 3 mesi da assegnare il 26 maggio e il 30 giugno 2010.
3 - Di condurre una ORLT di 6 mesi con piena aggiudicazione il 12 maggio 2010, a un tasso che sarà fissato al tasso medio minimo di offerta delle operazioni di rifinanziamento principali (ORP) per tutta la durata di questa operazione.
4 - Di riattivare, in coordinamento con altre banche centrali, le linee di liquidità temporanea di swap con la Federal Reserve, e riprendere operazioni di finanziamento in Dollari a 7 e 84 giorni.

Nel breve termine le decisioni prese durante il fine settimana dovrebbero essere sufficienti per stabilizzare i mercati. Nel lungo termine, molto dipenderà dal fatto che i governi di questi paesi possano davvero prendere le misure per ridurre il deficit che hanno accumulato nel corso degli ultimi anni.

sabato 8 maggio 2010

Eurogruppo vara un piano per salvare l'Euro: domani maggiori dettagli

Si è tenuto venerdì sera un vertice dei 16 capi di stato dell'Eurogruppo, che ha deciso la creazione di un meccanismo per andare in aiuto di quei paesi che si dovessero trovare nella stessa situazione della Grecia. Maggiori dettagli sull'accordo si sapranno solo domani nel pomeriggio e da quello che uscirà da tale riunione dipenderà l'andamento dei mercati nei giorni seguenti. E' anche trapelata la notizia che la BCE potrebbe intervenire a sostegno dei bond governativi, possibilità che era stata smentita giovedì da Trichet nel corso della conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio direttivo.

giovedì 6 maggio 2010

Dow Jones peggiore perdita dal 1987! poi recupera

Giornata di fuoco oggi per i mercati finanziari. Prima le borse europee hanno chiuso in forte calo per i timori che le difficoltà della Grecia si estendessero agli altri paesi. Moody's ha detto che il sistema bancario europeo potrebbe risentire delle difficoltà in Grecia, con conseguenze negative in Portogallo, Spagna, Irlanda, Italia e UK.  Poi, a mercati azionari europei chiusi, la borsa statunitense, che già aveva aperto in territorio negativo, ha accentuato le perdite, arrivando a registrare la contrazione peggiore dal 1997, prima di contenere le perdite nel finale. Si è, comunque assistito ad un forte rialzo del premio al rischio sui mercati finanziari, come evidenziato dal calo di oltre il 6% del tasso di cambio Dollaro Australiano/Yen Giapponese e dal balzo dell'indice Vix oltre la soglia di 30. La volatilità sui mercati sembra destinata a durare ancora a lungo.

mercoledì 5 maggio 2010

Regno Unito alla prova del fuoco: elezioni, riunione della BoE e inflation report

Gli appuntamenti in calendario nel corso dei prossimi sette giorni potrebbero portare a modificare in maniera sostanziale il modo in cui i mercati valuteranno le prospettive del Regno Unito nei mesi a venire. Il primo appuntamento di rilievo saranno le elezioni generali in calendario oggi, che saranno poi seguite nel corso della prossima settimana dalla riunione della Bank Of England (in calendario lunedì 10) e dalla pubblicazione dell’inflation report (mercoledì 12) e di una serie di dati economici importanti, tra cui l’andamento della produzione industriale (martedì 11) e della bilancia commerciale (giovedì 13).
Il risultato che dovrebbe emergere dalle elezioni è quello comunemente considerato il peggiore dai mercati finanziari: la mancanza di un chiaro vincitore, con la conseguente nascita di un Governo di minoranza che avrebbe un gioco difficile nell’implementare quelle riforme necessarie per riportare sotto controllo i conti pubblici. Le possibilità di una chiara vittoria da parte dei Conservatori, unico partito che potrebbe aggiudicarsi la maggioranza assoluta dei seggi, sembrano, infatti, essere limitate, seppure in crescita nei sondaggi degli ultimi giorni (l’ultimo sondaggio di ComRes Ltd assegna ai Conservatori 294 seggi, solo 32 in meno di quelli necessari per avere la maggioranza alla Camera dei comuni). Lo scenario più probabile sembra essere quello che i Liberal-democratici siano l’ago della bilancia tra i due maggiori partiti (Conservatore e Laburista), con la formazione di un Governo con i laburisti che sembra più verosimile rispetto a quello di un governo con i conservatori a causa di maggiori affinità. Il prossimo Governo dovrà quasi necessariamente effettuare delle manovre di bilancio correttive per non fare perdere al Regno Unito il rating di tripla A, come evidenziato dall’agenzia Fitch nel corso del mese di marzo. Le ultime stime della Commissione Europea pubblicate ieri hanno, ad esempio, evidenziato come in mancanza di un aggiustamento di bilancio il rapporto deficit/PIL del Regno Unito, all’11.5% nel 2009, dovrebbe salire nel corso del 2010 al 12% per poi scendere solo leggermente nel 2011 portandosi al 10% (nell’anno finanziario 2011/2012 è atteso scendere al 9,4%). Ancora più preoccupante è la situazione del debito pubblico, che potrebbe salire dall’attuale 68% sino all’86.9% nel corso del 2011, un valore superiore alla media dell’Unione europea. Sfortunatamente, però, come evidenziato in un recente report dell’economista di Societe Generale Brian Hillard, i tre governi di coalizione che si sono formati nel dopo-guerra hanno avuto vita breve, non riuscendo mai a superare l’anno di vita. Nel caso di un governo di coalizione, quindi, le speculazioni sulla capacità o meno da parte del nuovo Governo di riportare i conti pubblici su un sentiero più sostenibile dureranno almeno sino all’autunno, quando sarà presentata la revisione delle spese statali. In tale contesto i rendimenti dei Governativi britannici potrebbero salire nei mesi a venire per le attese di deficit pubblici elevati ancora a lungo.
A tornare al centro dell’attenzione dei mercati potrebbe, inoltre, essere ben presto la politica monetaria della Bank of England. La Banca centrale del Regno Unito, infatti, è sempre stata vista dalla maggior parte degli economisti lasciare i tassi invariati allo 0.5% per tutto il 2010, con alcuni che ipotizzavano addirittura un incremento nei prossimi mesi del programma già completato di acquisto di asset oltre i 200 miliardi di Sterline a causa di una crescita economica che rimane fragile. Gli ultimi dati sull’inflazione relativi al mese di marzo hanno, però, evidenziato un incremento superiore alle attese, al 3.4% y/y e al 3% y/y per quel che riguarda il dato core, facendo ipotizzare che la BoE potrebbe, al contrario, ben presto implementare una politica restrittiva. L’atteso ribasso dell’inflazione nella seconda parte dell’anno sembra, infatti, essere in pericolo e lo stesso atteggiamento dei membri del Comitato di politica monetaria nei confronti dei rischi sull’inflazione sembra essere diventato più cauto, come evidenziato dalle minute dell’ultima riunione. Le nuove proiezioni della BoE su inflazione e crescita economica che saranno pubblicate all’interno dell’inflation report il prossimo mercoledì e spiegate dal Governatore King nel corso della successiva conferenza stampa, forniranno, quindi, maggiori dettagli sulle prospettive di politica monetaria nel corso dei prossimi mesi. Tuttavia, nonostante la stima sull’inflazione potrebbe essere rivista al rialzo (nell’inflation report di febbraio l’inflazione era stata vista all’1% a fine 2010 e al di sotto del target del 2% nel febbraio 2012), appare difficile che la BoE possa alzare i tassi prima della fine dell’anno considerando che la ripresa economica sembra essere ancora fragile.
In particolare, solo nel corso degli ultimi mesi la debolezza della Sterlina nel corso degli ultimi mesi sembra iniziare a farsi sentire sulla crescita economica. Solo in febbraio, infatti, produzione industriale e bilancia commerciale hanno visto dei miglioramenti consistenti, con le esportazioni salite del 9.5% m/m. Tale ripresa, però, non sembra ancora solida e difficilmente la BoE potrebbe decidere nel breve un rialzo dei tassi considerando che questo avrebbe probabilmente l’effetto di rafforzare la Sterlina nei confronti dell’Euro, stanti le difficoltà dell’area Euro. Nonostante il recente rialzo, la Sterlina non dovrebbe, quindi, apprezzarsi in maniera consistente nei confronti della valuta unica europea. Con rendimenti in Governativi in rialzo per le incertezze di Governo e la Sterlina che non è attesa rafforzarsi in maniera consistente a causa della politica monetaria espansiva della Bank of England, il Regno Unito sembra essere poco interessante per chi vuole diversificare i propri investimenti fuori dall’area Euro.

martedì 4 maggio 2010

La BCE cambia le regole per aiutare la Grecia

Dopo avere più volte detto che non avrebbe mai cambiato le regole per aiutare una singola nazione, la BCE ha dovuto cambiare idea per andare incontro alla Grecia. La BCE ha, infatti, annunciato di avere sospeso l'applicazione di un criterio minimo di rating sul debito greco. Tale decisione non è del tutto inattesa, come avevamo evidenziato nel report "Top Down Outlook" pubblicato nel fine settimana, ma ha sorpreso il timing. Ci aspettavamo, infatti, che tale annuncio sarebbe stato dato da Trichet nel corso della conferenza stampa di Giovedì. Ad ogni modo, questo è un ulteriore elemento che può ridurre la credibilità della autorità europee.

Nuovo incremento dei tassi in Australia

Come avevamo indicato nel nostro post di ieri "Boom dei prezzi delle case in Australia", le possibilità che la RBA non avesse alzato i tassi nel corso della riunione di questa notte si erano ridotte al lumicino dopo che i dati sui prezzi delle case avevano mostrato un vero e proprio boom. Nel comunicato rilasciato al termine della riunione, però, il Governatore Stevens, oltre a sottolineare le positive prospettive dell'economia australiana, ha indicato come i tassi per molti debitori dovrebbero salire su valori in linea con la media storica. Questo indica che la fase di normalizzazione di politica monetaria potrebbe essere giunta al termine e che, prima di iniziare una fase restrittiva, potrebbero passare alcuni mesi. Molto dipenderà dai prossimi dati in calendario.  

lunedì 3 maggio 2010

Boom dei prezzi delle case in Australia

Se la Reserve Bank of Australia (RBA) necessitava di un elemento che la spingesse in maniera più convinta ad alzare i tassi nel corso della della riunione di domani, l'andamento dei prezzi delle case nel corso del primo trimestre del 2010 è certamente andato in tale direzione. I prezzi delle case, infatti, sono saliti del 4.8% q/q e del 20% y/y, il massimo storico. Con il Governatore della RBA Stevens che ha più volte detto che i prezzi delle case stavano salendo ad un ritmo insostenibile già prima della pubblicazione del dato di Q1 le possibilità che la Banca Centrale Australia lasci i tassi invariati al 4.25%, come avevamo ipotizzato nel nostro ultimo "Top Down Outlook", sono ridotte al lumicino, nonostante le tensioni sul debito pubblico dei paesi periferici dell'area Euro. Dopo la pubblicazione del dato il Dollaro Australiano si è rafforzato nei confronti delle principali valute internazionali ed in particolare dello Yen Giapponese, in linea con le raccomandazioni all'interno del nostro Top Down Outlook. Con il premio al rischio sui mercati finanziari in calo e l'economia australiana in rafforzamento, le nostre attese sono a favore di una prosecuzione di questo trend.