martedì 14 dicembre 2010

Scelte difficili per le banche centrali europee

In Europa non è solo la BCE a vedere le proprie scelte di politica monetaria nel corso dei prossimi mesi complicate dalla crisi dei paesi periferici, che potrebbe mettere in pericolo la crescita economica dell’area Euro nel corso dei prossimi mesi. Anche le banche centrali di Svezia, Norvegia e Svizzera che si riuniranno in settimana (le prime due oggi mentre la Banca Centrale Svizzera si riunirà giovedì) si trovano ora ad affrontare una situazione complicata. Se da una parte, infatti, le loro economie stanno vivendo un momento positivo che richiederebbe un’ulteriore rimozione dello stimolo fiscale che era stato deciso nel corso dei momenti peggiori della crisi del 2008/2009, dall’altra le incertezze che riguardano lo scenario economico internazionale, ed in particolare quello dell’area Euro, rendono difficile prendere una decisione in tal senso. Le economie di questi paesi, infatti, sono molto orientate verso le esportazioni, che rappresentato più del 40% del Pil nel caso della Norvegia e più del 50% per Svezia e Svizzera. Inoltre, con Fed, BCE e Bank of England che non dovrebbero alzare i tassi ancora per diversi mesi, un rialzo dei tassi potrebbe avere l’effetto di rafforzare ulteriormente le valute di questi paesi, che si sono già notevolmente apprezzate nel corso del 2010.
Nonostante tutte le incertezze, un ulteriore rialzo dei tassi sembra essere molto probabile in Svezia già da oggi, mentre in Norvegia e Svizzera, dove i tassi sono ampiamente attesi restare invariati, saranno soprattutto le dichiarazioni rilasciate al termine delle riunioni da analizzare con attenzione.
La Banca Centrale Svedese (Riksbank) al termine della riunione di politica monetaria di ottobre ha aumentato i tassi di 25bp per la terza volta dallo scorso mese di luglio portandoli all’1%. Nel corso delle ultime settimane i dati economici pubblicati in Svezia sono stati generalmente molto forti, con il PIL cresciuto del 2,1% q/q in Q3 '10, nonostante qualche segnale di allerta giunto dall’andamento degli indici di fiducia di imprese e consumatori, aumentando le possibilità che la Riksbank possa alzare ulteriormente i tassi di 25bp al termine della riunione di politica monetaria di oggi. Non a caso ben 17 dei 22 economisti raccolti nel consensus di Bloomberg si attendono un rialzo di 25bp oggi nonostante l’inflazione sia sotto l’obiettivo del 2% e due membri del comitato esecutivo abbiano votato contro anche il rialzo di ottobre. A spingere la Banca centrale ad alzare i tassi dovrebbe essere soprattutto la dinamica del mercato immobiliare, con i prezzi delle case saliti negli ultimi 18 mesi, raggiungendo una variazione annualizzata del 5% nei tre mesi sino ad ottobre.
Da valutare saranno anche le previsioni della Riksbank sull’andamento dei tassi nel corso dei prossimi trimestri. In ottobre la Banca centrale aveva stimato che i tassi potrebbero salire sino al 2% entro la fine del 2011: una modifica di tale previsione potrebbe rivelarsi più significativa per gli investitori della stessa decisione sull’andamento dei tassi.
Nonostante il mercato immobiliare sia una fonte di preoccupazione anche per la Banca Centrale Norvegese (Norges Bank), con i prezzi delle case saliti del 6.2% y/y in ottobre, un rialzo dei tassi non è atteso almeno sino alla fine del primo trimestre del prossimo anno, in linea con quanto detto dalla Banca lo scorso mese di ottobre. I dati economici pubblicati nelle ultime settimane non dovrebbero avere cambiato la visione della Norges Bank sulle prospettive economiche. Tuttavia la necessità di rallentare la crescita del mercato immobiliare, dei crediti al settore privato e dei consumi privati potrebbero spingere la Norges bank, secondo Frank Jullum di Fokus Bank, ad alzare i tassi nel 2011 nel più di quanto previsto dalla stessa banca centrale (tassi al 2.5% a dicembre 2011).
Non è, invece, imminente una rimozione della politica monetaria espansiva da parte della Banca centrale Svizzera. La Banca, infatti, al termine della riunione di politica monetaria di giovedì dovrebbe lasciare la fascia obiettivo per il Libor a 3 mesi invariata a 0,0-0,75% con l'intenzione di mantenere il Libor attorno allo 0,25%. A preoccupare la BNS dovrebbero essere sia le prospettive economiche sia l'andamento dei prezzi al consumo, pericolosamente vicino allo 0%, a causa del rialzo del Franco Svizzero. Con la valuta quasi invariata rispetto all’Euro da settembre, la BNS dovrebbe confermare le sue preoccupazioni indicando che "prenderà le misure necessarie per assicurare la stabilità dei prezzi" nel caso di "una nuova minaccia di deflazione", aumentando la possibilità di interventi sul mercato valutario nei prossimi mesi.