Non
sono solo i paesi periferici dell’area Euro a preoccupare gli investitori alla
vigilia del mese di agosto, che è temuto dagli operatori poiché considerato il
periodo migliore per attacchi speculativi a causa dei bassi volumi di scambi.
In settimana, infatti, sono arrivate notizie negative anche con riferimento
alla Germania, il paese che gode di salute migliore tra i maggiori dell’area
Euro e che, a parere di molti, dovrebbe giocare un ruolo maggiore per risolvere
la crisi del debito.
Lunedì
in serata è arrivata la bocciatura, seppure parziale, da parte dell’agenzia di
rating Moody’s. Questa, pur mantenendo il rating di tripla A invariato, ha abbassato
l’outlook sul paese a negativo, per le incertezze sulle prospettive dell’area
Euro e il possibile impatto sui conti pubblici di altri salvataggi dei paesi in
crisi. L’agenzia di rating ha preso un’analoga decisione anche su altri due
paesi dell’area Euro che vantano ancora la tripla A, Lussemburgo e Olanda.
L’impatto
sui rendimenti dei governativi tedeschi non è tardato, con un ritorno sopra
l’1,2% per la prima volta dallo scorso giovedì. Tuttavia, la decisione di
Moody’s potrebbe solo avere incentivato delle prese di beneficio dopo i forti
ribassi dei rendimenti delle ultime sedute, mentre il trend delle prossime
settimane dovrebbe dipendere sempre dall’evoluzione della crisi in Spagna ed
Italia. Qualora la tensione in questi paesi non dovesse arrestarsi, i titoli
tedeschi potrebbero essere comprati ancora a piene mani da parte degli
investitori in cerca di beni rifugio. Del resto, i casi di USA e Francia, che
hanno visto i propri rendimenti scendere ai minimi storici nonostante il taglio
del rating, dimostrano come ormai i mercati guardino con sempre meno attenzione
a quanto deciso dalle agenzie di rating.
Ben
più preoccupanti sono le indicazioni arrivate dall’economia. Gli indici PMI di
luglio pubblicati ieri hanno mostrato un andamento contrastato, ma hanno
confermato che l’economia tedesca non dovrebbe sottrarsi al rallentamento
dell’economia nella seconda parte dell’anno che dovrebbe colpire tutte le
principali economie internazionali. Il segnale peggiore in tal senso è arrivato
dall’andamento del PMI manifatturiero, sceso da 45 a 43,3, il valore più basso
degli ultimi 37 mesi contro attese di consensus per un rialzo a 45,1. L’indice
segnala, così, una forte contrazione del settore manifatturiero nel terzo
trimestre. L’andamento della voce nuovi ordini, scesa a sua volta al minimo
dall’aprile 2009 non indica alcuna ripresa nel breve. Quel che più colpisce è
che il dato tedesco si trova su un valore inferiore sia a quello dell’intera
area Euro, 44,1, sia a quello della Francia, 43,6. Anche il PMI servizi è sceso
più delle attese, rimanendo sotto la soglia di 50 e segnalando una contrazione
del settore nella prima parte del secondo semestre.
La
pubblicazione oggi dell’indice di fiducia delle imprese tedesche IFO dovrebbe
confermare come lo scenario per il settore manifatturiero stia decisamente
peggiorando. L’indice dovrebbe scendere per il terzo mese consecutivo, passando da
105,3 a 103,8, il valore più basso da marzo 10. Pur rimanendo su un valore in
linea con un moderato tasso di crescita della produzione industriale nel terzo
trimestre, + 3,4% y/y secondo la correlazione di lungo termine tra l'indice e
la produzione industriale, l’IFO segnalerebbe che l'attività economica in
Germania potrebbe deteriorarsi velocemente nei prossimi mesi.
A
salvare l’economia tedesca, che dovrebbe risentire del rallentamento sia dei
paesi periferici sia delle altre maggiori economie internazionali non sarà una
ripresa della domanda interna. L’indice di fiducia dei consumatori che sarà
pubblicato giovedì dovrebbe evidenziare che una crescita dei consumi superiori
all’1,5% nella seconda parte dell’anno sembra un miraggio.
In
questo scenario, una recessione dell’economia tedesca nella seconda parte
dell’anno non è più da escludere, anche se il 2012 dovrebbe comunque chiudersi
secondo le stime del FMI con una crescita dell’1% grazie al buon andamento dei
primi mesi. A preoccupare, invece, sarebbe la crescita dell’anno successivo,
quando gli esperti del FMI stimano un’accelerazione dell’1,4%. Tuttavia, con
gli ultimi dati che segnalano un ulteriore peggioramento, la crescita economica
tedesca del prossimo anno potrebbe essere decisamente inferiore. A quel punto,
i dogmi tedeschi sulle operazioni della BCE e sulle misure di austerity da
adottare dai paesi periferici si allenterebbero un po’. Speriamo non ci sia
bisogno di arrivare a quel punto.