lunedì 13 settembre 2010

Economia cinese: motore di crescita o freno per l'economia globale?

Dopo essersi concentrata sulle prospettive economiche di Stati Uniti ed Area Euro, alla luce dei segnali di rallentamento che sono emersi nel corso delle ultime settimane, l’attenzione di investitori ed economisti si è focalizzata nel corso delle ultime giornate sull’economia cinese. Tra venerdì e sabato, infatti, sono stati diffusi una serie di dati economici molto importanti con riferimento alla seconda economia mondiale, che hanno rafforzato le convinzioni che il destino della crescita economica globale dipenderà sempre più nel corso dei prossimi anni dall’andamento di quella cinese. Tanto più se si dovesse realizzare la stima dell’ex capo economista di Goldman Sachs di un raddoppio del Pil cinese nell’arco di un decennio.
In tal senso segnali positivi sono giunti dall’andamento di produzione industriale e vendite al dettaglio nel corso del mese di agosto. La produzione industriale, infatti, è cresciuta del 13.9% y/y, superando le attese di consensus per un incremento del 13%% y/y e registrando un’accelerazione rispetto al 13.4% y/y di luglio. Ancora più forte è stata la crescita delle vendite al dettaglio: +18.4% y/y contro attese di mercato del 18% y/y e un precedente nel mese di luglio del 17.9% y/y. La crescita più sostenuta delle vendite al dettaglio rispetto alla produzione è stata anche interpretata come il segnale che l’economia cinese si sta lentamente ribilanciando verso una maggiore crescita della domanda interna, elemento giudicato fondamentale da molti esperti per vedere una crescita più equilibrata negli anni a venire. Il calo del surplus di bilancia da USD28.73bn a USD20.3bn nel mese di agosto, grazie al balzo del 35.2% y/y delle importazioni, è stato un’ulteriore importante indicazione di una crescita della domanda interna. Il forte balzo delle importazioni di materie prime, inoltre, evidenzia come le preoccupazioni per un rallentamento dell’economia cinese dopo alcuni dati incerti emersi nelle ultime settimane, in particolare la discesa del PMI manifatturiero a ridosso di 50 (51.2 in luglio, seguito da un rialzo a 51.7 in agosto), potessero essere esagerate. Per quanto un rallentamento del ritmo di crescita del Pil rispetto ai primi due trimestri dell’anno (11.9% y/y e 10.3% y/y rispettivamente nel primo e nel secondo trimestre dell’anno) sia molto probabile, questa dovrebbe restare sostenuta: ad esempio Bank of America-Merrill Lynch stima una crescita del 9.4% y/y in Q3 ’10 e del 9% in Q4 ’10.
I positivi dati economici pubblicati nel fine settimana potrebbero avere l’effetto di ridurre i timori delle autorità politiche cinesi su un’accelerazione dell’apprezzamento dello Yuan contro il Dollaro statunitense. Tuttavia, il rialzo della valuta cinese continua a restare modesto da quando la Banca Centrale cinese ha eliminato lo scorso 19 giugno l’ancoraggio contro il Dollaro Usa (+1%), e nella seduta di lunedì è stato limitato allo 0,12%, anche se questo ha portato il tasso di cambio Dollaro Usa/Yuan al minimo storico.
In un’ottica di medio periodo, però, una prosecuzione del trend al rialzo dello Yuan nei confronti del Dollaro statunitense sembra inevitabile. Ad esempio, i contratti forward sullo Yuan stimano un incremento dell’1.7% nell’arco di 12 mesi. A giocare a favore di un apprezzamento dello Yuan è anche il rialzo dell’inflazione, che in agosto è salita del 3.5% y/y: un incremento dello Yuan, infatti, rallenterebbe le pressioni inflazinistiche.
Il balzo dell’inflazione è, inoltre, un segnale molto preoccupante per l’economia cinese, poiché rischia di aggravare la maggiore fonte di pericolo per l’economia cinese in questo momento: la forte crescita del mercato immobiliare.
Con l’inflazione al 3.5% y/y, infatti, e il tasso sui depositi al 2.25%, i tassi reali cinesi sono negativi per l’1.25%, situazione che spinge sempre di più i risparmiatori verso forme d’investimento alternative a quella dei depositi bancari, con il settore immobiliare in primo piano. Il rialzo del 9.3% y/y dei prezzi delle case in Agosto ne è una chiara conferma, così come il balzo del 15% del valore delle transazioni. Tali dati indicano chiaramente che i tentativi fatti dal Governo per raffreddare il mercato immobiliare, quali criteri di accesso al credito più stringenti per l’acquisto di seconde e terze case, non hanno per il momento avuto i risultati sperati.
La soluzione più facile per le autorità cinesi per placare un’inflazione in rialzo e un mercato immobiliare in forte crescita con il rischio di una bolla immobiliare sembrerebbe quella di alzare i tassi, come hanno del resto già fatto in Asia Sud Corea, Malesia e India.
Tuttavia, la situazione per le autorità cinesi è più complicata. Il boom del mercato immobiliare, infatti, è stato creato anche da una forte crescita dei crediti, che però potrebbe ben presto a finire. Dopo l’incremento di 545 miliardi di Yuan registrato in Agosto, il totale dei crediti concessi da inizio anno ha raggiunto quota 5694 miliardi, contro un obiettivo stabilito dalle autorità cinesi per l’intero anno di 7500 miliardi. Salvo il caso di una revisione di tale target, che ci sembra improbabile per l’enfasi posta sulla necessità di limitare l’espansione del credito negli scorsi mesi, il totale dei crediti concessi dovrebbe ampiamente diminuire nell’ultima parte del 2010, favorendo una moderazione della crescita dei prezzi. Fintanto che non sarà evidente l’effetto del rallentamento della crescita dei crediti sul mercato immobiliare, le autorità cinesi difficilmente prenderanno una decisione sui tassi di interesse per non correre il rischio di provocare una forte discesa dei prezzi delle case, salvo in caso di una forte accelerazione dei prezzi al consumo. Qualora il mercato immobiliare rallentasse in maniera troppo marcata, infatti, ci sarebbero forti rischi per il sistema finanziario cinese alla luce della forte esposizione del settore sul mercato immobiliare (circa la metà dei nuovi prestiti sarebbero stati usati per investimenti nel settore immobiliare), come evidenziato dal responsabile della Commissione di vigilanza sulle banche Liu Mingkang in una recente intervista. La maggiore sfida per l’economia cinese, quindi, è ora quella di favorire un rallentamento del mercato immobiliare evitando un crollo che ne metterebbe in pericolo la stabilità finanziaria. Dalla riuscita di questa missione dipenderà non solo l’andamento dell’economia cinese ma di quella globale.

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