martedì 11 gennaio 2011

Debito governativo sempre in primo piano

Saranno ancora una volta le prospettive del debito sovrano dei paesi periferici al centro dell’attenzione dei banchieri centrali dell’area Euro che si riuniranno giovedì 13 a Francoforte. Non sono, invece, attese decisioni sui tassi di interesse, che dovrebbero restare fermi all’1% per il ventesimo mese consecutivo. In particolare sarà la situazione del Portogallo ad essere analizzata con maggiore scrupolo alla luce delle tensioni che hanno circondato i titoli del debito lusitani nelle prime sedute dell’anno. Nel corso delle ultime settimane, infatti, i governativi a dieci anni portoghesi si sono avvicinati in maniera decisa, superandola in più occasioni, alla soglia critica del 7%, che ha segnato il precipitare della situazione in Grecia ed Irlanda: entrambi i paesi sono stati costretti a chiedere l’intervento coordinato di Unione Europea e Fondo monetario internazionale una volta che i loro rendimenti a lungo termine erano saliti sopra il 7%, rendendo il finanziamento del debito troppo oneroso. Lo stesso ministro delle Finanze portoghesi Texeira ha più volte evidenziato come rendimenti sopra il 7% sarebbero difficilmente sopportabili dal suo paese. Difficilmente le aste di titoli a 3 e 9 anni in calendario oggi dovrebbero essere in grado di riportare il sereno sui mercati, alla luce anche dello scarso ammontare del controvalore: tra 750 milioni e 1,25 miliardi rispetto ai 20 miliardi che gli analisti di mercato stimano dovranno essere raccolto nel 2011.
La discussione all’interno della BCE dovrebbe vertere principalmente sulla prosecuzione del programma di acquisto di bond governativi nel corso dei prossimi mesi dopo che gli interventi sul mercato da parte delle autorità monetarie di Francoforte si sono intensificati nelle ultime settimane: il controvalore dei titoli acquistati è, infatti, salito a EUR74 miliardi dagli EUR63.5 miliardi di metà novembre sulla scia delle tensioni che hanno riguardato i titoli del debito di tutti i paesi periferivi. Il calo dei titoli acquistati a EUR113 milioni nel corso della settimana sino al 10 gennaio dagli EUR164 milioni di quella precedente e dagli EUR1121 milioni dell’ultima settimana del 2010 può, però, essere considerato come un segnale della mancanza di volontà della BCE di dare maggiore forza al programma di acquisti. Che alcuni membri del Consiglio Direttivo, tra quali il presidente della Bundesbank Axel Weber, siano sempre stati scettici nei confronti del programma di acquisto di titoli governativi non è del resto mai stato un mistero. Novità di rilievo su questo programma non dovrebbero comunque emergere, così come con riferimento alle operazioni straordinarie di rifinanziamento che erano state confermate per tutto il primo trimestre di quest’anno lo scorso mese di dicembre.
Nella conferenza stampa successiva alla riunione il presidente della BCE Trichet dovrebbe richiamare i Governi ad attuare con decisione quelle misure necessarie per riportare i conti pubblici in ordine ed evitare un peggioramento della situazione sui mercati, in linea con i toni duri usati lo scorso venerdì al Congresso del CSU tedesco. Questo richiamo dovrebbe arrivare come un monito ai rappresentanti politici sul fatto che il sostegno della BCE ai paesi ed alle banche più difficoltà potrebbe ben presto diminuire.
Nel corso dei prossimi mesi, infatti, la BCE potrebbe dovere tornare a fare i conti con un incremento dell’inflazione, di cui si sono già avute le prime avvisaglie nel corso del mese di dicembre: sulla base della stima flash di Eurostat, infatti, i prezzi al consumo hanno mostrato un rialzo del 2.2% y/y nell’ultimo mese del 2010, il massimo da gennaio 2009. Per quanto l’incremento dei prezzi dovrebbe essere dipeso principalmente dal balzo delle quotazioni delle materie prime, è difficile ipotizzare che la BCE possa decidere di aumentare ulteriormente la liquidità sul mercato, alla luce anche dei segnali provenienti dall’andamento della massa monetaria M3. Il tasso di crescita della massa monetaria M3 ha, infatti, accelerato all’1.9% y/y in novembre, così come i crediti al settore privato. Solo un incremento dell’inflazione core, all’1.1% y/y in novembre, potrebbe invece allarmare la BCE.
Insomma, gli investitori che attendono dalla BCE nuovi sostegni al mercato nel breve potrebbero restare molto delusi.

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