martedì 18 gennaio 2011

Regno Unito: Il balzo dell’inflazione complica la vita alla Bank of England

Che lo scenario dell’inflazione nel Regno Unito non fosse positivo era cosa risaputa da qualche tempo, ma il balzo dei prezzi al consumo nel mese di dicembre ha colto la maggior parte degli operatori di mercato di sorpresa. Nel corso dell’ultimo mese, infatti, il CPI ha mostrato un incremento dell’1% m/m, il rialzo mensile maggiore degli ultimi venti anni, superando le attese di consensus di +0.7% m/m. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno il rialzo dell’inflazione è del 3.7% y/y, dal 3.3% y/y di novembre e contro il 3.4% y/y delle attese di consensus. L’inflazione è, così, rimasta sopra la soglia del 3% per il decimo mese consecutivo. La principale ragione dietro il balzo dei prezzi al consumo è stato, come ampiamente atteso, l’andamento dei prezzi energetici: la componente trasporti da sola ha contribuito per lo 0.25% alla variazione mensile. Un ruolo importante nel balzo dell’inflazione è stato giocato anche dai rialzi nel settore delle utility, con le tariffe di gas ed elettricità, salite in linea con gli annunci delle principali società del comparto nel corso delle settimane precedenti, e dai prezzi dei generi alimentari, il cui incremento annuo ha raggiunto il 6.1%.
Tuttavia non sono stati solo i prezzi energetici ed alimentari a essere superiori alle attese. Anche il CPI core, infatti, è salito dal 2.7% y/y al 2.9% y/y evidenziando come le pressioni inflazionistiche di fondo possano essere maggiori di quanto pensato dalla stessa banca centrale. I prezzi dei servizi, ad esempio, hanno mostrato un incremento del 3.9% y/y nonostante la debolezza della domanda che dovrebbe limitarne gli incrementi.
Lo scenario di medio periodo per i prezzi sembra essere ancora peggiore. A partire dai dati di gennaio, infatti, si sentiranno gli effetti non solo del nuovo balzo dei prezzi dell’energia, con il petrolio che si è riportato in pianta stabile sopra la soglia di 90 Dollari al barile nelle prime settimane del 2011, ma anche del rialzo dell’IVA dal 17.5% al 20% entrato in vigore il 4 gennaio. Non è, infatti, detto che l’impatto dell’IVA sull’inflazione possa essere nullo come avvenuto lo scorso gennaio, quando fu riportata dal 15% al 17.5%.
Il balzo dell’inflazione rende le scelte della Bank of England nel corso dei prossimi mesi molto difficili. Se, infatti, le autorità monetarie del Regno Unito avevano sempre previsto un balzo dell’inflazione nel corso dei prossimi mesi, con un picco poco sopra il 4% y/y atteso nel corso della primavera, i recenti sviluppi potrebbero essere peggiori di quanto da loro stessi preventivato. Il balzo dell’inflazione nel corso degli ultimi mesi sta, infatti, iniziando a farsi sentire nelle attese dei consumatori: un sondaggio della Bank of England dello scorso dicembre, ad esempio, ha evidenziato come le attese dei consumatori sull’inflazione si siano portate al massimo degli ultimi due anni. Si correrebbe, quindi, il rischio che l’attesa discesa dell’inflazione al 2% entro la fine del periodo di previsione di due anni della banca centrale possa non essere raggiunta.
Le pressioni dei mercati sulla Bank of England per alzare i tassi dal minimo storico dello 0.5% nel corso dei prossimi mesi potrebbero farsi sempre più elevate, se non altro per avere una conferma che la Banca centrale non ha abdicato dal suo obiettivo di mantenere l’inflazione ad un target del 2% nel medio periodo. La maggior parte degli economisti delle principali investment bank prevede ora che il primo rialzo dei tassi possa avvenire nella prima parte di quest’anno e non più nel terzo trimestre come da attese prima della pubblicazione dei dati sull’inflazione di dicembre. Ad esempio, George Buckley di Deutsche Bank stima che il primo rialzo possa essere deciso durante la riunione di maggio, in occasione della pubblicazione del secondo inflation report del 2011 (il primo sarà diffuso a metà febbraio), quando si avranno maggiori informazioni sullo scenario economico. I dati pubblicati nel corso delle ultime settimane, infatti, hanno evidenziato un rallentamento del tasso di crescita dell’economia, che ha portato la federazione degli industriali inglesi a stimare una crescita nei primi due trimestri del 2011 non superiore allo 0.2%. A parere degli industriali la politica fiscale restrittiva adottata di recente dal Governo Cameron per riportare il deficit sotto controllo nel corso dei prossimi anni (dal 10.1% di quest’anno il deficit dovrebbe scendere al 2.1% nell’anno fiscale 2014/2015) avrà un impatto negativo sulla crescita economica nella prima parte del prossimo anno. Una politica monetaria restrittiva della Bank of England rischia, quindi, di scontrarsi con la necessità di dare un sostegno alla crescita economica. Proprio per questo Jonathan Loynes di Capital Economics consiglia alle autorità monetarie di mantenere i nervi saldi e continuare a fornire un sostegno alla crescita economica. Lo scenario della politica monetaria della Bank of England è, quindi, quanto mai incerto: una politica monetaria attendista è lo scenario più probabile nel corso del primo quadrimestre mentre le prossime mosse dovrebbero dipendere in maniera preponderante dai dati che saranno pubblicati nei prossimi mesi. Ad ogni modo, nonostante il balzo dell’inflazione, l’inizio di una politica monetaria fortemente restrittiva non appare imminente.

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