giovedì 6 ottobre 2011

Mercato del lavoro USA: possibili sorprese negative

Al termine di una settimana in cui i dati macroeconomici pubblicati negli USA sono stati generalmente migliori delle attese, con l’inaspettato rialzo dell’ISM manifatturiero di settembre che ha dato le indicazioni più confortanti, l’attenzione degli investitori si focalizzerà oggi sulla pubblicazione del rapporto sul mercato del lavoro di settembre. La mancanza di un miglioramento consistente del quadro occupazionale è stata uno dei punti critici della ripresa economica iniziata nel giugno ’09 – degli oltre otto milioni e mezzo di posti di lavoro persi nel corso della recessione ne sono stati recuperati finora solo 1.8 milioni – e la preoccupazione degli investitori è che questo possa pesare sull’andamento delle spese personali nei mesi a venire.
Il dato di agosto ha aumentato i timori che il mercato del lavoro possa non solo non migliorare ma addirittura peggiorare nel breve: il numero di posti di lavoro creati è stato pari a 0, anche se sul dato ha avuto un impatto negativo lo sciopero dei dipendenti di Verizon, pari a circa 50 mila, che sono stati conteggiati come disoccupati.
I dati sinora pubblicati con riferimento al mese di agosto hanno evidenziato come un forte rimbalzo potrebbe non essere imminente. Ad esempio, le richieste di sussidi di disoccupazione, pur essendo scese nella settimana sino al 24 settembre al minimo da aprile, in media si sono attestate in settembre a 417 mila settimanali, contro le 411 mila di agosto. L’indicazione più negativa è arrivata dall’inaspettato ribasso della voce occupazione all’interno dell’ISM non-manifatturiero sotto la soglia di 50 per la prima volta dall’agosto 2010. Tale indice ha dimostrato in passato di essere molto correlato con l’andamento del numero di posti di lavoro creati e la sua discesa a 48.7 in settembre sarebbe in linea con un calo di 22 mila posti di lavoro nel periodo di riferimento contro una stima di consensus di un rialzo di 90 mila. Il rimbalzo della voce occupazione all’interno dell’ISM manifatturiero di settembre da 51.8 a 53.8 contribuisce solo in parte a smorzare i timori di una forte sorpresa negativa al momento della pubblicazione del dato di oggi: gli impiegati nel settore manifatturiero sono, infatti, meno del 9% del totale degli occupati: anche un loro forte rimbalzo, che comunque appare improbabile alla luce dei timori sulle prospettive dell’economia mondiale emersi nel corso dell’estate, non sarebbe in grado di compensare una debolezza nel settore dei servizi. Quindi, nonostante l’ADP employment report abbia stimato che il settore privato potrebbe avere creato in settembre 90 mila posti di lavoro, le possibilità di una sorpresa negativa sembrano essere elevate. In tal caso la reazione dei mercati potrebbe essere molto negativa, considerando l’ottimismo con cui i mercati avevano accolto negli ultimi giorni le ipotesi di una possibile risoluzione della crisi del debito nei paesi periferici dell’area Euro e che lo scenario economico statunitense possa essere migliore di quanto atteso in precedenza.
Anche nel medio periodo le prospettive del mercato del lavoro non sono particolarmente incoraggianti. Il terzo rialzo consecutivo della voce job hard to get all’interno dell’indice di fiducia dei consumatori del Conference Board, salita al massimo da maggio ’83, è il segnale di come i consumatori vedano peggiorare le condizioni sul mercato del lavoro. In queste circostanze stimare un calo sostenuto del tasso di disoccupazione, al 9.1% in agosto, nei prossimi mesi appare utopistico.
Ulteriore indicazione negativa è arrivata dalla pubblicazione sui licenziamenti di massa registrati dalla società statunitense Challenger, Gray and Christmas. Questi sono aumentati a 115 mila nel mese di settembre a causa principalmente della programmata riduzione del numero dei militari e del taglio del personale annunciato da Bank of America. Quest’ondata di licenziamenti, pur essendo considerata positiva da alcuni economisti perché porterebbe a ridurre il numero dei dipendenti pubblici e di conseguenza il peso dello stato sull’economia, dovrebbe avere un impatto negativo sul mercato del lavoro.
I segnali di rallentamento economico giunti negli ultimi mesi sono un ulteriore segnale di come il mercato del lavoro difficilmente possa crescere ad un ritmo tale da portare ad una diminuzione del tasso di disoccupazione in maniera stabile. Anche il piano per il lavoro recentemente presentato dal Presidente Obama, che deve tra l’altro ancora essere approvato dal Congresso, può limitare un peggioramento del quadro occupazionale ma difficilmente dovrebbe portare ad un miglioramento consistente considerando che si tratta principalmente della conferma di alcune misure che sarebbero altrimenti scadute nei prossimi mesi.
Dal mercato del lavoro, quindi, non sono attese notizie positive ancora per molto tempo.

Nessun commento:

Posta un commento