mercoledì 1 febbraio 2017

Gli emergenti cavalcano l’onda dello S&P500

I principali mercati azionari mondiali hanno cominciato il nuovo anno così come avevano terminato il 2016: all’insegna del rialzo. A guidare le borse sono stati ancora una volta gli indici statunitensi, che sono andati a registrare in settimana i nuovi massimi storici. Inoltre, il Dow Jones Industrial ha superato per la prima volta la soglia dei 20 mila punti, livello che ha richiamato l’attenzione di tutti i media e potrebbe ulteriormente aumentare l’interesse verso Wall Street.
Le prospettive del principale mercato azionario mondiale continuano ad essere positive. A favorire le attese per una prosecuzione del trend al rialzo è il buono stato di salute dell’economia.


Tutti i dati pubblicati di recente, ed in particolare gli indici di fiducia, hanno evidenziato come l’economia a stelle e strisce possa accelerare nella prima parte del 2017. Un’indicazione in tale senso dovrebbe arrivare la prossima settimana dall’andamento dell’indice di fiducia delle imprese manifatturiere ISM di dicembre. Secondo le attese di consensus l’indice dovrebbe salire da 54,7 a 55, un valore in linea con una crescita del Pil annuo del 3,6%. Le migliori prospettive dell’economia dovrebbero rafforzare le attese degli analisti per una forte crescita degli utili aziendali nel corso del 2017. Secondo le ultime stime di consensus raccolte da Factset, gli utili delle società appartenenti allo S&P500 dovrebbero crescere dell’11,4%, anche se una revisione al ribasso di tali stime durante l’anno, come da consuetudine, appare possibile. Si tratterebbe, comunque, di una netta accelerazione rispetto allo 0,2% registrato nel 2016.
Segnali confortanti arrivano dai principali indicatori di mercato, che restano orientati al rialzo, anticipando la possibilità di ulteriori rialzi per gli indici statunitensi. Ad esempio l’AD line del NYSE, costruita calcolando il numero di titoli al rialzo meno il numero di quelli al ribasso e aggiungendo tale valore a quello del giorno prima, continua a essere orientata al rialzo. Anche i principali indicatori di momentum continuano ad indicare un trend favorevole per la borsa.
Nonostante le indicazioni a favore della prosecuzione di un trend al rialzo della borsa statunitense, le possibilità che la performance nel 2017 possa replicare quella del 2016 (9,5%) sembrano limitate. Il rapporto P/e per i prossimi 12 mesi è, infatti, a 17x ben sopra la media degli ultimi 5 e 10 anni. Secondo un modello di valutazione di lungo periodo che prende in considerazione il rapporto Prezzo su utili medi degli ultimi 10 anni e il tasso di crescita degli utili di lungo periodo, la performance media che lo S&P500 dovrebbe realizzare nei prossimi a 10 anni è inferiore alla media di lungo periodo.

Anche il rialzo dei rendimenti dei governativi nelle ultime settimane, il decennale è salito dall’1,4% di luglio 2016 al 2% il giorno seguente l’elezione di Donald Trump a presidente e al 2,5% registrato in settimana, è un segnale di cautela sulla performance della borsa statunitense. Lo S&P500 ha registrato rendimenti medi mensili dell’1% quando il decennale era inferiore al valore dell’anno prima e solo lo 0,4% quando era più alto. 
In tale scenario, gli investitori potrebbero puntare in maniera sempre più decisa sui mercati emergenti. In primo luogo perché lo scenario economico nei paesi che più avevano sofferto negli ultimi anni è in netto miglioramento. Basti pensare a Brasile e Russia che, secondo le stime del FMI dovrebbero tornare a crescere nell’anno in corso, rispettivamente dello 0,5% e dell’1,1%.
Il migliorato scenario economico è evidenziato dal forte rimbalzo delle valute. Il Real Brasiliano ha guadagnato il 22% dai massimi contro il Dollaro e il Rublo russo il 24%. I paesi emergenti, inoltre, dovrebbero beneficiare del rimbalzo del prezzo delle commodities, di cui sono generalmente esportatori. Il rialzo delle commodities, inoltre, è un segnale di forza dell’economia mondiale, che rafforza le attese positive sulla crescita di questi paesi nell’anno in corso.

Per il momento, quindi, gli investitori potrebbero mettere da parte i timori legati al rialzo dei tassi da parte della Fed, che potrebbero ridurre la liquidità sui mercati internazionali e aumentare l’interesse sui governativi statunitensi. Questo anche grazie alla minore forza del Dollaro nelle ultime settimane. Il Dollar index da inizio anno perde il 2,4%. Inoltre, i mercati azionari dei mercati emergenti sono l’unica asset class che sulla base dei modelli di previsione della società di gestione statunitense GMO, potrebbe garantire una performance media annua soddisfacente nei prossimi 7 anni, con +4,4% contro il -3,1% dei titoli a larga capitalizzazione statunitense, il -2,1% delle small cap e lo 0% dei titoli internazionali. 

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