mercoledì 14 aprile 2010

Singapore rivaluta la valuta e aumenta le pressioni sulla Cina

Ieri, le autorità monetarie di Singapore hanno deciso di modificare il target per il Dollaro di Singapore da una variazione nulla all’interno di una banda di oscillazione a quello di un leggero apprezzamento all’interno sempre di una banda di oscillazione. La valuta, quindi, potrà apprezzarsi, seppure in maniera graduale.
La ragione dietro tale decisione è che la ripresa economica in atto potrebbe incrementare le pressioni inflazionistiche nel corso dei mesi a venire. L’Autorità monetaria di Singapore ha, infatti, rivisto al rialzo le proprie stime sull’andamento dell’inflazione nel corso del 2010, portandole dal precedente 2-3% al 2.5-3.5%, a causa del forte incremento delle materie prime e di fattori interni. Con l'Autorità di politica monetaria che si riunisce solo due volte l’anno, il rischio di vedere l’inflazione salire in maniera indesiderata senza avere la possibilità di intervenire è stato considerato troppo elevato.
Del resto gli ultimi dati economici della piccola economia asiatica sono stati molto positivi, con la crescita del Pil in Q1 ’10 che ha raggiunto, secondo i primi numeri diffusi dal Ministero del Commercio, il 32,1% q/q annualizzato, il valore massimo dal 1975, quando i dati sono stati raccolti per la prima volta. Le prospettive per i prossimi trimestri sono ancora molto positive grazie al boom delle altre maggiori economie asiatiche, con il Pil che potrebbe crescere nel 2010 in un range tra il 7 ed il 9 % sulla base delle stime del Ministero del Commercio.
La mossa a sorpresa delle autorità di Singapore aumenterà le pressioni sugli altri paesi della regione che hanno il loro tasso di cambio agganciato ad altre valute per allentare tale vincolo. Ad esempio, le autorità di Hong Kong già nei giorni precedenti l’annuncio di Singapore avevano dovuto negare la possibilità di modificare nel breve il rapporto di cambio fisso nei confronti del dollaro statunitense, fermo a 7.80 Dollari di Hong Kong per un Dollaro statunitense dal 1983, con l’introduzione nel 2005 di una banda di oscillazione del 5%.
Tuttavia il paese cui ora puntano con sempre maggiore attenzione nell’ottica di una rivalutazione della moneta è la Cina. In particolare le pressioni dovrebbero arrivare soprattutto dagli USA, come evidenziato dalle ultime dichiarazioni del Segretario al Tesoro Geithner, che ha recentemente dichiarato che una rivalutazione dello Yuan è nello stesso interesse della Cina. Tali pressioni, però, difficilmente potrebbero sortire un effetto positivo nel breve. Al contrario, potrebbero spingere ulteriormente le autorità cinesi a proseguire nella politica della valuta debole per non dare l’impressione di cedere a pressioni esterne, come evidenziato dalle ultime parole del presidente cinese Hu Jintao. Questi, infatti, a New York per il summit sulla sicurezza nucleare organizzato dall’amministrazione Obama, ha fatto chiaramente capire che è intenzione della Cina modificare il meccanismo di formazione del tasso di cambio dello Yuan, ma solo nei propri termini e con la propria tempistica.
Ad ostacolare una rivalutazione dello Yuan dovrebbe concorrere il deficit di bilancia commerciale registrato dalla Cina nel corso del mese di marzo. Per quanto questo dovrebbe molto probabilmente rivelarsi momentaneo, considerando che i dati non sono destagionalizzati e le esportazioni cinesi aumentano in maniera molto forte nella seconda parte dell’anno, potrebbe essere utilizzato dalle autorità cinesi come pretesto per indicare come corretto l’attuale tasso di cambio.
Ad ogni modo, la maggiore parte degli esperti di mercato vede come molto probabile un lieve apprezzamento della valuta cinese nei prossimi mesi. Ad esempio, il professore della New York University Nouriel Roubini ha indicato in un 3-4% il possibile apprezzamento della valuta cinese nei confronti del biglietto verde nel corso del prossimo anno, valore che è ritenuto possibile da molti altri commentatori.
La rivalutazione del Dollaro di Singapore e le possibilità che una mossa analoga possa essere decisa dalle autorità cinesi nei prossimi mesi potrebbero spingere al rialzo anche le altre valute della regione, come l’incremento del Won coreano di ieri ha indicato. Il buon andamento delle valute potrebbe ulteriormente favorire gli afflussi di capitale nella regione, fungendo da stimolo sia per i mercati azionari sia per gli investimenti, incrementando le prospettive di crescita della regione. Insomma, un altro buon motivo per continuare a puntare sui mercati azionari asiatici nel corso dei prossimi mesi.

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