lunedì 25 gennaio 2010

La Fed rafforzerà il Dollaro?

Un estratto dal nostro report settimanale Top Down Outlook (www.matrada.it)


Nel corso dell'ultima settimana l’Euro ha perso terreno nei confronti delle maggiori valute internazionali: l'Euro è diminuito dell’1.66% rispetto al Dollaro USA, dello 0,53% rispetto alla Sterlina e del 2,61% contro lo Yen giapponese. Più limitata è stata la caduta nei confronti delle cosiddette “commodity currency” (Dollaro australiano, Dollaro canadese, Dollaro della Nuova Zelanda e Corona norvegese), a causa delle conseguenze negative del calo dei prezzi delle materie prime, provocato sia dal rialzo del dollaro statunitense sia dall'inasprimento della politica monetaria cinese.

Il motivo principale dietro la caduta del tasso di cambio dell'Euro è stato il negativo flusso di notizie provenienti dalla Grecia. La settimana scorsa, i rendimenti dei titoli di Stato Greci sono saliti al livello più alto da quando il paese ha adottato l'Euro: durante la settimana i rendimenti a due anni sono saliti al 4,23% ed il decennale al 6,17%. La differenza con il decennale tedesco ha raggiunto quasi 300bp e il credit default swap è salito a 345bp. Gli investitori hanno spinto verso l'alto i rendimenti greci per i timori sulle difficoltà che il governo greco potrebbe trovare nel vendere il debito per finanziare il deficit - il più grande all'interno dell'Unione europea - e hanno messo in dubbio la capacità del paese di attuare il piano di riduzione del deficit presentato alla Commissione europea il 15 gennaio.

Secondo il piano, la Grecia dovrebbe ridurre le spese ed aumentare le entrate di circa 10 miliardi di Euro quest'anno, portando il rapporto deficit/PIL all’8,7% quest'anno. Il rapporto deficit/PIL è previsto scendere al 3% entro il 2012. Secondo il piano, il governo greco ha la necessità di vendere più di EUR53bn di debito quest'anno (16bn in Q2).

A pesare sulle prospettive dell’economia greca sono anche le numerose dichiarazioni provenienti da autorità europee che hanno evidenziato come l'Unione europea non correrà in salvataggio della Grecia (il ministro delle Finanze greco Papaconstantinou ha detto la scorsa settimana che un pacchetto di salvataggio non sarà necessario), indicando che l'Unione europea dovrebbe adottare un atteggiamento duro verso la Grecia per non incoraggiare comportamenti di "moral hazard" tra gli altri paesi europei con debito nazionale molto elevato (ad esempio Spagna, Portogallo e Irlanda). Come abbiamo detto nel Global Strategy Weekly dello scorso 11 gennaio ("Un inizio d’anno positivo"), anche se crediamo che ci siano poche possibilità che la Grecia cada in default nei prossimi anni e che l'Unione europea non adotti delle misure per evitare che questo possa accadere, riteniamo che l’outlook negativo del paese continuerà a pesare sull'Euro nei prossimi mesi.
Tuttavia, non è solo la situazione in Grecia a pesare sul tasso di cambio dell'Euro. I dati economici pubblicati nei primi mesi del 2010 hanno confermato che la ripresa economica nella zona Euro dovrebbe essere più debole rispetto a quella statunitense. La conferma più chiara in tal senso è arrivata dal dato sul Pil tedesco nel 2009, pubblicato lo scorso mercoledì 13: Il Pil è sceso del 5% nel 2009, contro attese di consensus di -4,8%, il che significa che Q4 PIL potrebbe essere stato molto più debole di quanto previsto in precedenza, con un PIL invariato che sembra il risultato più probabile nel 4° trimestre. In gennaio, l'indice Zew tedesco, pubblicato la scorsa settimana, è sceso per il quarto mese consecutivo, mostrando che la crescita economica potrebbe essere molto moderata nei prossimi trimestri. Nel corso della prossima settimana l'attenzione sarà focalizzata sull'indice di fiducia delle imprese tedesche IFO di gennaio, in calendario Martedì 26. Anche se l'indice è previsto in leggero aumento, è probabile che l’incremento sia modesto, confermando che la ripresa economica sta perdendo slancio, considerando che le misure fiscali di stimolo all'economia che l’avevano sostenuta nei mesi scorsi si stanno esaurendo. Gli ultimi dati economici pubblicati negli Stati Uniti, in particolare del settore immobiliare, hanno evidenziato come anche negli Usa le prospettive di crescita siano incerte. Tuttavia, i principali indicatori anticipatori, come abbiamo sottolineato nel corso del Global Strategy Weekly della scorsa settimana ("Cosa ci sta dicendo la curva dei rendimenti?"), mostrano come la ripresa economica possa continuare nei prossimi mesi.
Durante la prossima settimana l'elemento di maggiore interesse per quanto riguarda le prospettive del tasso di cambio Euro/Dollaro sarà la riunione di politica monetaria del FOMC. Anche se non ci aspettiamo che dalla riunione emergano particolare indicazioni sulle prospettive dei tassi d’interesse, riteniamo che la Federal Reserve possa migliorare leggermente la sua visione sulle prospettive economiche, pur confermando che l'attività economica rimarrà debole ancora per un po’. Pur continuando a ritenere che la Federal Reserve non alzerà i tassi in tempi brevi (almeno non fino a H2 '10), riteniamo che un aggiornamento delle prospettive economiche da parte della Fed potrebbe portare gli investitori a scontare con sempre maggiori probabilità l’eventualità che sarà la Fed e non la BCE la prima Banca centrale ad alzare i tassi nel 2010.
Pertanto, tutti gli ultimi eventi hanno rafforzato la nostra opinione che l'Euro possa continuare la tendenza al ribasso rispetto al Dollaro: per questo motivo confermiamo la nostra raccomandazione di vendere l’EUR/USD con un target di medio/lungo termine di 1,17, in linea con il fair value del tasso di cambio sulla base della PPP calcolata dall'OCSE.

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