martedì 14 giugno 2011

Euro al capolinea con il Dollaro

Le prospettive sullo stato dei conti pubblici dei paesi periferici, ed in particolare della Grecia, hanno tenuto banco nel corso delle ultime settimane tra investitori ed economisti, con alcuni di questi che si sono spinti a ritenere che l’Euro possa avere vita breve. Ma a giudicare dall’andamento della valuta unica europea sui mercati tali preoccupazioni non trovano molto spazio: l’Euro è stato protagonista di un forte rally a partire dalla fine del maggio che l’ha portato a registrare un massimo ad un passo da quota 1.47 contro il Dollaro statunitense proprio a inizio settimana. A sostenere l’Euro sono state le diverse prospettive sulla politica monetaria nei prossimi mesi da parte della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve. La prima, infatti, ha confermato giovedì 9 che la fase di rialzo dei tassi iniziata ad aprile continuerà in luglio, con i tassi che dovrebbero salire dall’1.25% all’1.5%, mentre la seconda dovrebbe mantenere i tassi fermi ancora a lungo, con i mercati che hanno iniziato a scontare la possibilità di un nuovo piano di allentamento quantitativo (QE3) a causa dei segnali di rallentamento dell’economia.
Il ribasso della valuta unica europea nelle ultime giornate potrebbe, però essere il segnale di come gli spazi per un ulteriore rialzo nelle prossime settimane potrebbero essere limitati. In primo luogo perché sull’economia dell’area Euro e la sua valuta potrebbe continuare a pesare la spada di Damocle della crisi del debito nei paesi periferici. Nonostante l’Unione Europea possa essere sul punto di decidere un nuovo piano di aiuto, che dovrebbe essere formalizzato nella riunione dei ministri finanziari del 20 giugno e che dovrebbe ammontare a EUR60 miliardi più il contributo degli investitori privati, le possibilità della Grecia di evitare una qualsiasi forma di ristrutturazioni (o default) nei prossimi anni sembrano veramente poche. Con il pagamento dei soli interessi sul debito pubblico, stimato salire ben presto al 170% del Pil, che potrebbe raggiungere il 10% del Pil e con l’economia ellenica che continua a restare molto debole nonostante il balzo del Pil dello 0.8% q/q nel primo trimestre di quest’anno, immaginare una via d’uscita per la Grecia appare molto arduo.
Ma soprattutto le attese dei mercati sull’andamento del differenziale dei tassi di interessi, principale market mover del tasso di cambio EuroDollaro, potrebbero essersi fatte troppo favorevoli all’Euro nelle ultime settimane. Dopo l’annunciato rialzo dei tassi in luglio, la BCE è attesa alzare nuovamente i tassi due volte di 25 punti base nei prossimi mesi: la prima in ottobre e la seconda nel primo trimestre dell’anno prossimo per poi mantenerli fermi per tutto il 2012, in linea con quanto previsto dai futures sull’euribor. Questi altri due rialzi, però, difficilmente dovrebbero essere in grado di dare una forte spinta all’Euro, considerando che sono già scontati dal mercato. I mercati, inoltre, potrebbero avere assegnato probabilità troppo elevate all’eventualità di una nuova politica monetaria espansiva da parte della Fed. Il presidente della Fed Bernanke, invece, nel corso della sua testimonianza sulle prospettive dell’economia statunitense alla conferenza monetaria internazionale di Atlanta ha smorzato tali aspettative. Bernanke, infatti, ha sì evidenziato come l’economia statunitense stia rallentando più delle attese nel secondo trimestre, ma non ha fatto alcun accenno alla possibilità di un nuovo intervento espansivo limitandosi a confermare che i tassi resteranno fermi ancora a lungo. Il rialzo del Dollaro nei giorni seguenti può essere letto proprio in quest’ottica. La tesi del presidente della Fed è che l’attuale rallentamento dell’economia statunitense sia solamente temporaneo e provocato dalle conseguenze del terremoto in Giappone e del rialzo dei prezzi delle materie prime, fattori al di fuori del controllo delle autorità monetarie. Venuti meno questi elementi negativi, ed in particolare qualora l’economia giapponese dovesse ricominciare a marciare ad un buon ritmo per l’opera di ricostruzione dopo il terremoto, la crescita economica statunitense potrebbe riprendere vigore nella seconda parte di quest’anno.
Lo scenario economico, quindi, sembra propendere dalla parte di un recupero del biglietto verde. Qualora la ripresa economica dovesse accelerare nella seconda parte dell’anno, i mercati inizierebbero a ritenere del tutto improbabile un nuovo allentamento quantitativo da parte della Fed, scontando un orientamento di politica monetaria più restrittivo, mentre le attese sulla politica monetaria della BCE difficilmente dovrebbero cambiare. Le attese sul differenziale sui tassi di interesse sarebbero, di conseguenza, meno favorevoli all’Euro. Nel caso, invece, l’attuale rallentamento economico dovesse dimostrarsi solo il principio di una forte contrazione dell’economia, che avrebbe come conseguenza una nuova crisi dei mercati finanziari, il biglietto verde potrebbe beneficiare del movimento di fly to quality da parte degli investitori internazionali, come avvenuto all’indomani del fallimento di Lehman Brothers. Tra tutte le valute, infatti, il Dollaro Usa è la preferita nei momenti di panico.
Infine sono anche considerazioni di carattere fondamentale che sembrano far pendere l’ago della bilancia verso il Dollaro rispetto all’Euro. Dopo il recente rialzo, la valuta unica europea è sopravvalutata di oltre il 15% nei confronti del biglietto verde sulla base della parità del potere d’acquisto calcolata dall’OCSE, valore che potrebbe anticipare una correzione dell’Euro.

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