mercoledì 8 giugno 2011

La BCE pronta ad alzare i tassi, la BoE no

Le riunioni delle banche centrali in area Euro e Regno Unito in calendario oggi sono attese con diversi gradi di attenzione da parte degli investitori. Se, infatti, i mercati si aspettano da una parte che la BCE dia indicazioni sulla prosecuzione della fase di rialzo dei tassi già in luglio, dall’altra non si attendono novità dalla BoE, che dovrebbe lasciare i tassi invariati sino alla fine dell’anno nonostante l’inflazione veleggi a livelli doppi rispetto all’obiettivo del 2% fissato per la Banca centrale.
“Una forte vigilanza è necessaria con l’obiettivo di contenere i rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi”. Questa è la frase che investitori ed economisti cercheranno nel discorso che il presidente della BCE Trichet terrà al termine della riunione di politica monetaria prevista oggi nella consueta conferenza stampa. L’espressione forte vigilanza, infatti, è il codice utilizzato dalla BCE per segnalare al mercato che un rialzo dei tassi è molto probabile nel corso della riunione successiva. Dopo il rialzo dei tassi di 25 punti base all’1.25% deciso in aprile, il primo da luglio ‘08, i mercati scontano con possibilità prossime al 100% un rialzo dei tassi all’1.5% nella riunione di luglio. Gli ultimi dati sui prezzi al consumo, del resto, non dovrebbero avere ridotto le preoccupazioni della BCE sulle prospettive dell’inflazione. Nonostante sulla base della stima flash di Eurostat il CPI sia sceso in maggio dal 2.8% y/y al 2.7% y/y, questo rimane ben sopra la soglia obiettivo della BCE del 2% e non è atteso scendere sotto tale livello almeno sino ai primi mesi del 2011 quando il balzo dei prezzi del petrolio degli ultimi mesi uscirà dalla base di calcolo della variazione annua. Anche gli ultimi dati sui prezzi alla produzione hanno evidenziato come le pressioni inflazionistiche potrebbero essere più elevate delle attese nei prossimi mesi, con l’incremento in aprile che è stato superiore a quanto atteso dal mercato. Ma a preoccupare la BCE dovrebbe essere soprattutto il balzo delle aspettative dei consumatori sull’andamento dell’inflazione, come sottolineato dalla voce relativa ai prezzi presente all’interno dell’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea. Questa è salita recentemente ai massimi dal 2007 segnalando che maggiori pressioni inflazionistiche potrebbero ben presto avere conseguenze sui comportamenti delle famiglie e dei lavoratori, che potrebbero chiedere maggiori aumenti salariali in quei paesi quali la Germania dove il mercato del lavoro è particolarmente tonico.
Non dovrebbero, invece, avere un impatto sulle decisioni della BCE nel breve termine sia l’intensificarsi della crisi del debito in Grecia e negli altri paesi periferici dell’area Euro sia i segnali di rallentamento provenienti da ciclo economico. Un rialzo dei tassi da parte della BCE, infatti, dovrebbe avere un impatto limitato sui titoli del debito dei paesi periferici, considerando che questi sono ormai tagliati fuori dai mercati finanziari e hanno bisogno dell’assistenza di Unione Europea e FMI. I dati economici peggiori delle attese pubblicati recentemente, ed in particolare l’inaspettato calo della produzione industriale tedesca nel mese di aprile, dovrebbero, invece, rivelarsi temporanei e causati dalle conseguenze del terremoto in Giappone. Tutti gli indicatori anticipatori, come ad esempio l’indice di fiducia delle imprese tedesche IFO, continuano a segnalare come nel corso dei prossimi mesi l’attività economica dovrebbe continuare a crescere nei prossimi mesi, anche se ad un ritmo inferiore rispetto a quello di fine 2010/inizio 2011.
La BCE, quindi, dovrebbe proseguire anche nei mesi a venire nella fase di rialzo dei tassi: i futures sull’Euribor scontano due ulteriori rialzi di 25bp nei prossimi mesi. Il primo dovrebbe essere deciso in ottobre mentre il secondo, che porterebbe i tassi al 2%, dovrebbe essere deciso nella prima riunione del prossimo anno. A quel punto i tassi potrebbero restare fermi per tutto il 2012 considerando che le pressioni inflazionistiche dovrebbero rallentare, anche a causa di un minore tasso di crescita. Tassi al 2%, inoltre, sarebbero in linea con le indicazioni provenienti dalla regola di Taylor che, nelle sue diverse versioni, non richiede alcun intervento ulteriore sui tassi almeno fino a quando il Pil non tornerà su un valore in linea con il proprio potenziale, situazione che difficilmente dovrebbe essere realizzata prima del 2013, o quando il tasso di disoccupazione a livello di intera area Euro non scenderà dall’attuale 9.9% all’8.5%, considerato il tasso di disoccupazione non inflazionistico dall’OCSE.
Dalla riunione della BoE, invece, non dovrebbero emergere novità, con il comunicato rilasciato al termine dell’incontro di politica monetaria che dovrebbe ribadire come i tassi restino invariati allo 0.5% ed il programma di acquisto di asset a GBP200bn. Solo le minute della riunione che saranno pubblicate il 22 giugno daranno maggiori informazioni sulle prospettive della politica monetaria. Tuttavia, con gli ultimi dati che hanno evidenziato un nuovo ribasso dei prezzi delle case e delle vendite al dettaglio e con il settore industriale che sta beneficiando solo in parte del calo della Sterlina negli ultimi trimestri, immaginare un rialzo dei tassi nei prossimi mesi appare piuttosto difficile.

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