martedì 10 maggio 2011

BoE: la vittoria di King

Le conferenze stampa dei presidenti delle banche centrali sono sempre un momento chiave per capire le prospettive di politica monetaria nei loro paesi. Questo è tanto più vero nel Regno Unito, dove la conferenza stampa del Governatore della Bank of England Mervyn King è accompagnata dalla presentazione dell’Inflation report, rapporto trimestrale della banca centrale sulle prospettive dell’inflazione e della crescita economica.
Per questo motivo, le parole di King durante la conferenza stampa in calendario mercoledì 11 saranno da valutare con particolare attenzione per capire le prospettive della politica monetaria in UK nel corso dei prossimi mesi, soprattutto alla luce delle divisioni che erano emerse all’interno del Comitato di politica monetaria nel corso degli ultimi tre mesi, quando tre dei nove membri del comitato avevano votato a favore di un rialzo dei tassi.
Ad inizio anno, inoltre, maggio era considerato il mese in cui la Bank of England avrebbe potuto iniziare a rimuovere la politica monetaria espansiva che era stata decisa nei momenti più acuti della crisi del 2008/2009, anche se tali attese erano venute meno nelle ultime settimane e la decisione presa in settimana dalle autorità monetarie inglesi di mantenere invariati sia i tassi allo 0.5% sia il programma di acquisto di asset a GBP200bn era ampiamente scontata dal mercato.
Nel corso delle ultime settimane, infatti, i fatti sembrano avere dato ragione a King, che nelle sue dichiarazioni era sempre sembrato poco convinto della necessità di alzare i tassi nel breve per contrastare le pressioni inflazionistiche, considerate temporanee.
In marzo, ad esempio, l’inflazione è scesa a sorpresa dal 4.4% y/y al 4% y/y, segnalando che le pressioni inflazionistiche potrebbero essere inferiori a quanto temuto, anche se la crescita dei prezzi rimane il doppio dell’obiettivo della banca centrale del 2%. Anche il quadro economico non sembra tale da giustificare un restringimento della politica monetaria: con una crescita del Pil nel primo trimestre dello 0.5% q/q, l’economia britannica è riuscita solo a recuperare quanto perso nel trimestre precedente, quando aveva registrato una contrazione dello 0.5% q/q a causa delle cattive condizioni meteorologiche.
I dati pubblicati in settimana hanno ulteriormente evidenziato come la ripresa dell’economia britannica nella prima parte dell’anno possa essere seriamente danneggiata sia dal rialzo dei prezzi del petrolio sia dalla politica fiscale restrittiva, con il rialzo dell’IVA dal 17.5% al 20% entrato in vigore ad inizio anno che pesa sui consumi. Il PMI manifatturiero, ad esempio, è sceso da 56.7 a 55 in aprile ed il PMI servizi da 57.1 a 54.3. Questi dati, ha sottolineato Chris Williamson di Markit, sono in linea con una crescita limitata allo 0.4% q/q nel trimestre in corso.
L’inflation report che sarà pubblicato in settimana potrebbe, così, contenere una revisione al ribasso delle stime sulla crescita economica del 2011 e anche nell’anno successivo è difficile prevedere una forte crescita dell’economia. Ad esempio l’istituto nazionale per ricerca economica e sociale ha previsto in settimana che la crescita del Pil potrebbe essere dell’1.4% nel 2011 e del 2% nel 2012.
Sulle nuove proiezioni sull’inflazione, invece, si potrebbero fare sentire gli effetti contrapposti del rialzo dei prezzi del petrolio da una parte e delle minori pressioni inflazionistiche nel breve a causa della debolezza della domanda dall’altra. Le revisioni rispetto alle stime di febbraio, quando l’inflazione era attesa registrare un picco al 4.5% nel terzo trimestre dell’anno per poi scendere sotto il 2% nel terzo trimestre dell’anno successivo, potrebbero così essere modeste.
Il nuovo inflation report e le dichiarazioni del Governatore King nel corso della conferenza stampa dovrebbero rafforzare le attese che un rialzo dei tassi potrebbe non essere deciso prima di dicembre, con possibilità molto forti che nessuna decisione in tal senso possa essere presa prima del nuovo anno. L’uscita di Andrew Sentance dal Comitato di Politica monetaria, inoltre, priverebbe il Comitato del membro più accanito sostenitore delle necessità si alzare i tassi immediatamente, rendendo l’orientamento generale più espansivo. Solo un forte rialzo dell’inflazione nei prossimi mesi, tale da pregiudicare il ritorno dell’inflazione sotto il 2% in un orizzonte di due anni potrebbe cambiare tale scenario di politica monetaria.
I mercati finanziari, del resto, sembrano già essersi adeguati allo scenario di tassi fermi ancora per diversi mesi. Un chiaro esempio in tale senso è rappresentato dalla debolezza della Sterlina, in particolare contro l’Euro. Il tasso di cambio Euro/Sterlina, infatti, si è portato nel corso della settimana sopra la soglia di 0,9 per la prima volta da marzo 2010, prima di registrare una correzione a seguito delle dichiarazioni del presidente della BCE Trichet, che in settimana ha allontanato le possibilità di assistere ad un nuovo rialzo dei tassi già in giugno. Lo scenario di medio periodo resta comunque favorevole all’Euro contro la Sterlina. Il differenziale sui tassi di interesse tra Euro e Sterlina, infatti, dovrebbe diventare sempre più favorevole alla valuta unica europea grazie all’orientamento più restrittivo della BCE, che dovrebbe alzare i tassi ancora nei prossimi mesi a differenza della BoE. Anche i tassi di interesse hanno scontato nelle corse delle ultime sedute una politica monetaria più espansiva di quanto scontato ad inizio anno: ad esempio il rendimento del decennale è sceso dal massimo dell’anno al 3.8% di metà febbraio al 3.38% nel corso della settimana. Gli spazi per ulteriori ribassi sembrano, quindi essere contenuti. Le possibilità di ottenere extra-rendimenti investendo in UK continuano a restare molto basse.

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