mercoledì 4 maggio 2011

Corsa ad ostacoli per l'economia Giapponese

Probabilmente le agenzie di rating non hanno più lo stesso prestigio del periodo pre-crisi, ma le loro parole sono comunque ascoltate con attenzione dai mercati. Per questo motivo la revisione in settimana dell’outlook da stabile a negativo del rating di AA- da parte di Standard & Poor’s ha avuto l’effetto di riportare l’attenzione dei mercati sul paese del Sol levante. L’agenzia di rating statunitense ha evidenziato come i costi per la ricostruzione, che stima in USD611bn, possano mettere ulteriormente sotto pressioni i conti pubblici ed ha avvertito che un downgrade è possibile in mancanza di un piano di consolidamento fiscale. Potrebbero così aumentare le pressioni sul Primo Ministro Naoto Kan per alzare le tasse, anche se difficilmente nel breve potrebbe essere presa una decisione in tal senso per non correre il rischio di rallentare ulteriormente la crescita economica. Lo stesso Kan ha, però, avvertito che una decisione in tal senso potrebbe essere presa nei mesi a venire. In particolare, come evidenziato dagli economisti di Societè Generale in un report in settimana, potrebbe essere opportuno aumentare la tassa sui consumi (la nostra IVA) a partire dal prossimo anno, in modo da incrementare le entrate fiscali in futuro da una parte e dall’altra di favorire i consumi nel breve. Nei prossimi mesi, infatti, la domanda interna potrebbe essere debole per la bassa fiducia dei consumatori a seguito dello shock del terremoto, mentre dal prossimo anno ci potrebbe essere un’accelerazione grazie all’opera di ricostruzione. Una tassa sui consumi a partire dal prossimo anno incentiverebbe la domanda nel breve, con un effetto contenuto l’anno successivo.
Per ora, il Governo si è limitato a presentare la scorsa settimana un extra-budget di circa 4 mila miliardi di Yen per l’opera di ricostruzione, che potrebbe essere seguito da ulteriori stanziamenti nei prossimi mesi.
Nel breve, sono stati molto più preoccupanti i dati economici pubblicati in settimana, i primi che hanno iniziato a risentire del terremoto dell’11 marzo. Ad esempio la produzione industriale si è contratta nel mese di marzo di oltre il 15% m/m contro il -10% m/m atteso dal consensus, le spese personali dell’8.5% m/m contro attese a -7% m/m e le costruzioni di nuove case del 2.4% m/m contro attese a -1% m/m. Tali dati aumentano le possibilità che il primo trimestre possa marcare ufficialmente l’entrata in recessione dell’economia nipponica, che si era già contratta dello 0.7% q/q nell’ultimo trimestre del 2010. Anche la Banca Centrale Giapponese (BoJ) ha preso atto delle minori prospettive di crescita del paese rivedendo al ribasso la propria stima sulla crescita del Pil dell’anno fiscale in corso iniziato l’1 aprile portandola dall’1.6% allo 0.6%. In una nota di ottimismo, però, le autorità monetarie nipponiche hanno rivisto al rialzo la stima per l’anno fiscale successivo che inizierà ad aprile 2012 portandola dal 2% al 2.9% grazie all’opera di ricostruzione, che il Governo ha stimato possa aumentare il numero degli occupati di oltre 200 mila unità. A confortare sule prospettive di crescita futura del paese sono da una parte i segnali che la produzione potrebbe tornare a crescere già a partire dal mese di aprile (le stime degli industriali vedono un incremento del 3.9% m/m in aprile e del 2.7% m/m in maggio) e, soprattutto, che la distruzione della capacità produttiva di energia potrebbe essere inferiore a quanto temuto nelle giornate seguenti il terremoto.
In settimana, la BoJ non ha accolto la proposta di uno dei membri del comitato di politica monetaria di aumentare il programma di acquisto di asset sul mercato di altri 5 mila miliardi di Yen dopo che questo era già stato raddoppiato a 10 mila miliardi di Yen subito dopo il terremoto. Il presidente della BoJ Maasaki Shirakawa ha spiegato che le difficoltà economiche del paese derivano ora da problemi dal lato dell’offerta e non della domanda e che, di conseguenza, un nuovo alleggerimento della politica monetaria avrebbe avuto un impatto limitato sulla crescita.
Anche se la crescita economica giapponese potrebbe essere più del previsto nel breve, l’impatto sull’economia mondiale potrebbe essere limitato. In un report apparso in settimana sul sito voxeu.org “Japan's earthquake and tsunami: International trade and global supply chain impacts” alcuni economisti della World trade organization hanno evidenziato come l’impatto sul commercio internazionale del terremoto in Giappone potrebbe essere limitato.
Di questo sembrano avere preso atto anche i mercati finanziari, che hanno prestato poca attenzione alle notizie provenienti dal Giappone in settimana. Lo stesso mercato azionario nipponico ha risentito in maniera contenuta sia del giudizio negativo di Standard & Poor’s sia dei dati economici negativi chiudendo la settimana con un progresso dell’1.7%. Il Nikkei ha così mostrato un recupero anche nei confronti degli altri mercati azionari asiatici, anche se è presto per considerare tale maggiore forza relativa l’inizio di un trend duraturo.
La debolezza dello Yen ha, però,fatto sì che per gli investitori europei il guadagno sia stato limitato allo 0.4%. Con lo Yen che dovrebbe continuare a restare debole ancora a lungo, in particolare qualora il G7 dovesse confermare anche in futuro la propria intenzione di non permettere forti guadagni della valuta per favorire le esportazioni nipponiche, gli investitori europei potrebbero continuare a vedere i progressi del mercato azionario limitati dall’andamento della valuta. Quindi, anche se il Nikkei potrebbe estendere il recupero nei prossimi mesi, in particolare nel caso di una prosecuzione del trend positivo dei principali indici azionari, riteniamo che i mercati dei paesi sviluppati, ed in particolare quelli europei, siano da preferire in questa fase di mercato.
Ancora meno interessanti sono i bond giapponesi. Il basso livello dei rendimenti, le incertezze sullo stato dei conti pubblici e le possibilità di un calo della valuta sconsigliano di prendere qualsiasi posizione sui titoli del debito nipponici.
Per questo motivo, per quanto l’economia giapponese potrebbe recuperare nei prossimi mesi, i mercati finanziari del paese non sembrano avere per il momento alcun fattore di interesse per gli investitori europei.



Nessun commento:

Posta un commento