martedì 16 marzo 2010

Fed: tutto ruota intorno ad una frase

“Il Comitato continua ad anticipare che le condizioni economiche…dovrebbero richiedere un livello dei tassi sui Fed Fund eccezionalmente basso per un periodo esteso”. L’attenzione sulla riunione del Fomc in calendario oggi si concentrerà tutta intorno alla conferma o meno, nel comunicato che sarà pubblicato al termine dell’incontro, del riferimento al fatto che i tassi sui Fed Fund resteranno all’attuale livello ancora per un periodo esteso, così come avvenuto nel Comunicato dello scorso 26 gennaio. Tale riferimento è stato interpretato dal mercato come un’assicurazione che i tassi non saranno alzati per almeno 4-6 mesi. Dopo che molte delle misure straordinarie di sostegno alla liquidità sono state rimosse nel corso degli ultimi mesi e che il tasso di sconto è stato alzato a sorpresa lo scorso giovedì 18 febbraio dallo 0,5% allo 0,75% (sorprendente era stato il timing dell’operazione, al di fuori delle riunioni prestabilite, non la sua implementazione che era stata anticipata dalla stessa Fed in precedenza), il basso livello dei tassi sui Fed Fund rimane il segno più evidente della politica monetaria ultra-espansiva adottata dalla Fed nel corso degli ultimi due anni.
La decisione della Fed a tal proposito è quanto mai incerta, anche se lo scenario più probabile è che tale riferimento venga mantenuto per non dare l’impressione al mercato che una fase restrittiva di politica monetaria possa iniziare nel breve (i futures sui Fed Fund scontano con possibilità prossime al 50% un rialzo dei tassi di 25bp entro settembre). Le ultime parole del presidente Bernanke nella sua testimonianza dello scorso 24 febbraio di fronte al Comitato sui Servizi Finanziari della Camera e quanto dichiarato dopo la decisione di alzare il tasso di sconto fanno pensare che la Fed non sia ancora pronta a comunicare al mercato un prossimo rialzo dei tassi di interesse. Bernanke, infatti, ha ribadito che i tassi resteranno bassi per un periodo esteso, mentre nel comunicato per annunciare il rialzo del tasso di sconto, la Fed ha comunicato che tale decisione era solo un adeguamento tecnico e non comportava modifiche sulle prospettive di politica monetaria.
Dall’altra parte, però, alcuni elementi fanno pensare che la Fed potrebbe essere pronta a tornare sui suoi passi già da oggi.
In primo luogo all’interno della Fed si sta facendo sempre più strada l’idea che un livello dei tassi così basso non sia più necessario. Se infatti lo scorso 26 gennaio solo il presidente della Fed di Kansas City Thomas Hoening si era dichiarato contrario a confermare tale riferimento, nel corso delle ultime settimane anche altri presidenti di Fed regionali hanno espresso delle riserve contro la necessità di mantenere tassi così bassi ancora a lungo. Ad esempio, anche il presidente della Fed di Dallas Richard Fisher, di quella di Saint Louise James Bullard e di quella di Philadelphia Charles Plosser hanno espresso delle riserve contro tale riferimento. Bullard, l’unico dei tre con diritto di voto nelle riunioni del Fomc quest’anno, ha dichiarato di essere meno paziente nel confermare tale frase, anche se non ha in programma di esprimere un dissenso formale nei Comunicati. Bullard lo scorso 4 marzo si è augurato che il Fomc trovi un altro modo per esprimere le prospettive di politica monetaria nei prossimi mesi, anche se in precedenti testimonianze aveva comunque detto che i tassi potrebbero restare all’attuale livello sino al 2011.
In secondo luogo i dati macroeconomici pubblicati nel corso delle ultime settimane hanno evidenziato come la ripresa economica statunitense stia prendendo sempre più forza, nonostante alcuni segnali di incertezza. L’andamento migliore delle attese sia del mercato del lavoro che delle vendite al dettaglio nel mese di febbraio, infatti, fanno presupporre che le avverse condizioni meteorologiche nel corso del periodo di riferimento potrebbero avere un impatto sulla ripresa economica solo limitato, mentre il settore industriale, come evidenziato dallo stazionamento degli indici di fiducia delle imprese su valori coerenti con una crescita del comparto e dall’andamento migliore delle attese della produzione industriale in febbraio, dovrebbe continuare a trarre giovamento dalla ripresa delle esportazioni.
La rimozione del riferimento a tassi sui Fed Fund eccezionalmente bassi per un periodo esteso, che se non sarà deciso oggi sarà rimosso o nel corso della riunione del 28 aprile o in quella del 23 giugno, potrebbe in un primo momento essere presa in maniera negativa dai mercati finanziari, ma andrebbe considerato un segnale positivo sullo stato di salute dell’economia statunitense. Sarebbe, infatti, il segnale che l’economia è ora in grado di camminare con le proprie forze e che i rischi di spirale deflazionistica sono stati accantonati.
Per quanto riguarda il resto del Comunicato non ci attendiamo grosse variazioni rispetto a quello del 26 gennaio. Dovrebbe essere confermato il miglioramento del quadro economico, con il mercato del lavoro che ha smesso di peggiorare, le spese personali in leggero miglioramento e gli investimenti aziendali in equipment e software, ma non in strutture, in ripresa. Le pressioni inflazionistiche dovrebbero continuare ad essere viste come contenute. L’unica novità potrebbe essere una segnalazione che le cattive condizioni meteorologiche possano avere un impatto sulla crescita nel breve, ma sarebbe una novità di poco conto.

1 commento:

  1. http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601087&sid=aznK2HwZgBoM

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